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FERRIERA, SCIOPERO CON LE FAMIGLIE IL 24

«La situazione è sempre più drammatica. L’amministratore parla di rischio di chiusura. per noi ormai è una certezza. Non c’è più liquidità. La chiusura degli impianti a Trieste, a emno di miracoli, è sicura. Ma a rischio sono anche quelli di Piombino». Umberto Salvaneschi, segretario della Fim Cisl, vede nero dopo l’incontro in Prefettura di ieri. Il suo pessimismo è totale. Il sindacalista parla ormai di una possibilità remota che la Ferriera prosegua l’attività dopo il primo febbraio, data indicata dall’amministratore delegato Calcagni per il possibile blocco dell’impianto. E sembra volersi preparare al peggio. «Non parlo di rischi di chiusura, ma di certezza. Sono mesi che non si riesce a sbrogliare il contenzioso con Elettra» spiega il sindacalista della Cisl. «Non è possibile che una controversia fra due parti comprometta definitivamente un settore così importante per l’economia e l’occupazione di Trieste» aggiunge Stefano Borini, segretario della Fiom. La lotta comunque continua, Ieri, all’ora di pranzo, c’è stato una partecipata assemblea nello stabilimento di Servola. Sabato ci sarà domani una conferenza stampa. E per il 24 gennaio, giorno del fatidico tavolo di confronto messo inpiedi dal sindaco Cosolini in Regione tra Lucchini ed Elettra, è stato proclamato uno scipoero di otto ore con un presidio costante dei lavoratori della Ferriera e della Sertubi ( l’altra azienda collegata che rischia di non sopravvivere usando la ghisa di Servola) negli stabilimenti e davanti al palazzo della Regione di piazza Unità dove si svolgerà il vertice. Assieme ai dipendenti stavolta ci saranno anche le famiglie. Una protesta allargata per rendere evidente il rischio di default sociale collegato alla vicenda industriale di Servola. «Si apre lo spettro della cassa integrazione per mille persone, quelle della Ferriera e delle aziende collegate alla siderurgia» aggiunge Borini. Sarebbe la per Trieste la Caporetto del lavoro e dell’industria. Questa volta anche gli industriali si schierano a fianco dei lavoratori. «Perdere mille posti di lavoro a Trieste è una prospettiva a cui non voglio nemmeno pensare» dichiaro Sergio Razeto, presidente di Confindustria Trieste. «Se mille famiglie triestine si trovassero senza la garanzia dello stipendio del capofamiglia – aggiunge Razeto – sarebbe un fatto di gravità estrema. Mi interesserò immediatamente della situazione».