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LA CISL SI INTERROGA SUI COSTI DELLA POLITICA

“La politica torni ad essere credibile, a dare il buon esempio: nessuno dice che la politica non deve avere un costo, ma questo va proporzionato alla situazione di un Paese, dove oggi si stanno firmando nelle fabbriche addirittura contratti di solidarietà”. Il segretario della Cisl dell’Udinese e Bassa friulana, Roberto Muradore, sul affaire delle retribuzioni degli amministratori va dritto al punto, affidandosi – in apertura della tavola rotonda organizzata sul tema stamani – allo studio commissionato all’economista Fulvio Mattioni (interamente scaricabile sul sito www.cisludine.it). La fotografia – con i dati che evidenziano, oltre alle retribuzioni e costi dei consiglieri, il rapporto particolarmente denso tra numero degli amministratori e popolazione (in Fvg 1 ogni 20.912 a fronte della Lombardia che ne presenta 1 ogni 122.696 cittadini) – resta il punto di partenza di un dibattito tra politici di ieri e di oggi e Sindacato. Un confronto acceso che ruota attorno al numero 30, quello, cioè, dei consiglieri che, stando alle manovre dell’ex ministro Tremonti e alle direttive dell’Ue, la nostra regione dovrebbe avere.

Tuttavia, l’obiettivo individuato piace poco ai politici, che in casa Cisl fanno fronte compatto contro ulteriori tagli, giudicando già decisivi al miglioramento dei costi complessivi della macchina, quelli effettuati dall’attuale Giunta. Convinzione trasversale, da destra a sinistra, ed un unico leit motive: ridurre ulteriormente il numero dei consiglieri regionali significherebbe compromettere la funzionalità dell’Assemblea di una Regione a statuto speciale, quindi con molti più oneri legislativi.

Se per l’esponente del Pdl, Daniele Galasso – che evidenzia come i costi dei consiglieri incidano soltanto per lo 0,24% del Pil regionale – molto si è già fatto, arrivando ad un massimo di 52 consiglieri (dai 70 di partenza), dai rappresentanti del centro sinistra Paolo Menis e Alessandro Tesolat arriva l’invito a trattare del tema con equilibrio e soprattutto a considerare che il costo dei politici è solo una piccola parte rispetto al costo complessivo, fatto di personale, corpi regionali etc…

Stessa sponda anche per due “vecchie guardie” dell’amministrazione: l’ex presidente Renzo Travanut e l’ex assessore alle Finanze Pietro Arduini, d’accordo che l’aver portato il rapporto tra numero di consiglieri a 1 ogni 25mila abitanti (dalla prossima legislatura) sia una scelta congrua, ferma restando la necessità di ammodernare la macchina pubblica.

Macchina pubblica su cui ritorna anche il segretario della Fp Cisl territoriale, Nicola Cannarsa: “Auspichiamo una revisione delle spesa pubblica e una riorganizzazione complessiva della res publica, vale a dire liberare risorse da investire sul personale, vero artefice del funzionamento dei servizi”.

Tuttavia, a fare sintesi e soprattutto ad esplicitare quello che la Cisl si aspetta è il segretario generale del Sindacato, Giovanni  Fania. “E’ chiaro – riassume – che quello dei costi dei politici è solo una parte dei costi complessivi sostenuti  impropriamente dalla democrazia e che andrebbero depennati: così, ad esempio, con l’abolizione degli enti intermedi, con la netta riduzione delle multi utility e dei cda; così con la riforma della pubblica amministrazione”. “Al tempo stesso però – aggiunge – è altrettanto chiaro che occorre trovare un nuovo senso di sobrietà: non vorremmo, infatti, che in un momento come questo in cui il consenso intorno alla politica è ai minimi storici, passasse il messaggio che la politica non è più capace di fare scelte, è lontana dalla gente e che si può fare anche senza, perché allora sì, che la democrazia sarebbe finita”. Insomma, come a dire, che la politica deve tornare ad avere coraggio di essere accanto ai cittadini e di compiere passi importanti.

Mariateresa Bazzaro
Ufficio stampa Cisl Fvg