ALLARME CISL: CENTRO IN CRISI PROTESTA CONTRO LA DEREGULATION
«Diversi negozi del centro ci hanno contattato per avviare la procedura di cassa integrazione e, con la deregulation questa situazione è destinata a peggiorare». Ecco perché i sindacati stanno pensando a una manifestazione di protesta che si svolgerà a Udine. «Stiamo ancora decidendo i dettagli dell’iniziativa – spiega Paolo Duriavig della Fisascat Cisl – ma quello che è certo è che l’aumento indiscriminato dei grandi centri commerciali ha portato a un eccesso di offerta che alla fine, invece di favorire i lavoratori, li penalizza. Perché i piccoli negozi, dove i dipendenti sono più tutelati, non ce la fanno a reggere la concorrenza dei grandi centri che invece spesso fanno ricorso a contratti sempre più precari. E la deregulation sugli orari rischia di complicare ulteriormente le cose». Da qui l’iniziativa che si svolgerà sabato e che si collega alla giornata europea per le domeniche libere dal lavoro, indetta dal sindacato europeo dei servizi Uni e dall’European sunday alliance, iniziativa alla quale in Italia hanno aderito le categorie del commercio di Cgil, Cisl e Uil. «Dopo la deregulation del governo Monti, l’Italia è infatti l’unico paese europeo privo di regole in materia di orari commerciali – sottolinea Duriavig -. Un’operazione inutile, perché non crea maggiore occupazione, e dannosa per i milioni di addetti del settore e per le loro famiglie. Dannosa anche per i consumatori, vista l’ormai inarrestabile crescita dei prezzi». A livello provinciale, i sindacati si incontreranno per valutare se proporre la manifestazione in modo unitario. «Chiameremo anche i grandi centri – annuncia Duriavig – per cercare un accordo che possa ridurre le aperture festive». Al momento infatti – aggiunge – quasi tutti i centri commerciali sono intenzionati a tenere sempre aperto «per mettere fine alla concorrenza sleale» generata dai precedenti ricorsi dell’“Outlet Village” di Palmanova e delle “Torri d’Europa” di Trieste che avevano sconfessato lo sbarramento delle 29 aperture domenicali e già lo scorso anno restavano sempre aperti alla faccia degli accordi territoriale con i sindacati. Un effetto domino che, secondo i sindacati, rischia di condannare tanti piccoli negozi e decine di lavoratori perché «le aperture indiscriminate porteranno poi a chiusure indiscriminate».