FAI CISL, INACCETTABILE ESTENSIONE DEI VOUCHER
«Inaccettabile l’estensione indiscriminata dei voucher a tutto il comparto agricolo»: va giù duro Gioacchino Salvatore, segretario regionale della Fai-Cisl del FVG, dopo la presa di posizione di Coldiretti e CIA su un problema che ha già mobilitato i lavoratori del settore. «Prendiamo atto con rammarico – prosegue Salvatore – di dichiarazioni che non mirano ad un’agricoltura di qualità, legalità e trasparenza come noi la vogliamo. Chiediamo il rispetto dei contratti, degli avvisi comuni sottoscritti e delle leggi sociali che il mondo agricolo ha conquistato in 50 anni di lotte e sacrifici. Basta con gli equivoci».
Il segretario della Fai-Cisl ricorda che «il voucher in agricoltura è stato introdotto dal Governo Prodi, seppur limitatamente alla fase di vendemmia e a beneficio dei soli pensionati, studenti e cassintegrati, dando in questo modo l’opportunità alle imprese di regolarizzare forme di lavoro occasionale attraverso un percorso semplificato. Il Governo Berlusconi, in seguito, ne ha esteso l’utilizzo ad altri lavori agricoli e ha aperto alle casalinghe. Oggi la proposta del ministro Fornero è di andare oltre, coinvolgendo tutti i lavoratori e tutte le aziende. Da qui l’agitazione della categoria, con uno sciopero il 27 aprile e la manifestazione davanti alla Prefettura di Udine».
«L’estensione selvaggia del voucher – rimarca Gioacchino Salvatore – significa ritornare a forme di sfruttamento da 1800, in quanto si propone di cancellare nei fatti il contratto nazionale di lavoro agricolo e destrutturare un settore già fortemente precario: ricordo che l’80% degli addetti sono operai a tempo determinato, pagati solo per le giornate in cui lavorano. Per questo è necessario porre dei limiti che riportino il lavoro accessorio alla sua vera natura di attività meramente occasionale, nell’ambito di imprese con un reddito inferiore ai 7000 euro annui. Chiediamo inoltre di fissare il valore del voucher ad un’ora di lavoro per evitare sotterfugi e caporalato. In tal senso – conclude – gli emendamenti proposti in Senato sono un punto di equilibrio che consideriamo ragionevole».