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CANTIERISTICA SEMPRE PIU’ GLOBALE

Stamani a Trieste, il convegno promossa da Iscos e Cisl
CANTIERISTICA SEMPRE PIU’ GLOBALE
Per il Friuli Venezia Giulia la partita si gioca sulla qualità
In uno scenario sempre più globale, anche la cantieristica è chiamata a nuove sfide: quelle imposte da un mercato ampio e fortemente concorrenziale, ma anche da regole sul lavoro ancora disomogenee. A fare il punto sul comparto navale e sui suoi futuri possibili assetti è un convegno promosso stamani a Trieste dall’Iscos (Istituto di cooperazione internazionale) e dalla Cisl giuliana e coordinato dal presidente Iscos Fvg, Roberto Cocchi. Ne emerge un quadro a luci ed ombre, un confronto tra due realtà distanti: quella in espansione della cantieristica europea e quella del sito indiano di Alang dove si smantellano i grandi colossi del mare. “Con l’iniziativa di oggi – spiega il segretario della Cisl Fvg, Elvio Di Lucente, in apertura di lavori – abbiamo voluto riportare l’attenzione su un tema caro al sindacato, ovvero il rispetto dei diritti dei lavoratori, pesantemente compromessi in molte parti del mondo, come nel caso di Alang, dove vengono ogni giorno sfruttate migliaia di persone, bambini compresi”. Come a dire, l’altra faccia della globalizzazione. “Quella globalizzazione – spiega in sostanza il presidente nazionale dell’Iscos, Renzo Bellini – che ha prodotto nel mondo una nuova suddivisione del lavoro con l’Occidente che non solo ha deciso di delocalizzare lo smantellamento delle navi, ma anche i processi di costruzione, generando un impoverimento complessivo del settore, giocato sui bassi costi e sulla carenza di garanzie”. Frena Fincantieri, con Monica Polidori, responsabile Studi e Analisi del colosso italiano: “Nessuna azienda cantieristica – dice – decide di andare in un Paese solo per beneficiare di normative sul costo del lavoro e ambientali meno rigide; piuttosto le aziende vanno oltre confine per avere la possibilità di accedere a nuovi mercati”. Mercati sempre più dinamici dove a fronteggiarsi sono aziende sempre più grandi ed aggressive come quelle dal Far East, che contano anche 10mila dipendenti a sito. E proprio in questo contesto si trovano a rapportarsi anche i nostri cantieri e il sistema Friuli Venezia Giulia. Ecco allora che la ricetta per competere arriva dal professor Sebastiano Cacciaguerra, secondo cui l’unica nostra chance sta nella qualità, piuttosto che nella quantità e nella capacità di qualificare il sistema portuale italiano, iniziando ad abolire la quarantina di cda, da Gioaiatauro a Grosseto, sparsi per la penisola. Serve dunque – commenta per la Cisl di Trieste, Fabio Kanidisek – una rete strategica che funzioni e che possa compensare alle grandi dimensioni di altre realtà grazie ad un forte sostegno, inteso come politiche efficaci e solide e infrastrutture efficienti. Lo sviluppo però non può chiudere gli occhi di fronte a quello che accade altrove, se si considera – come riferisce il segretario della Fim Cisl nazionale, Gianni Alioti – che , ad esempio, da un’indagine Fim/Iscos emerge che nel sito cinese di Guangdong dove operano moltissime imprese transnazionali italiane, i salari ed il welfare sono al di sotto degli standard minimi e si arriva persino a lavorare 72 ore consecutive, in assoluta violazione della libertà di associazione e delle norme di sicurezza. Quanto all’esperienza dell’Iscos ad Alang, attualmente – grazie ad una forte campagna di sensibilizzazione – 8mila lavoratori su 66mila sono stati organizzati. Occorre – per la Cisl – creare un circuito virtuoso tra chi opera nella costruzione navale e i luoghi dello smaltimento. E se in questa direzione – riferisce Polidori – vanno le nuove progettazioni che tengono conto anche dei criteri sulla separazione dei materiali, su tutto è necessario – sintetizza Bellini – un nuovo patto di civiltà che caratterizzi il lavoro, tutelando il capitale umano e quello ambientale.

Mariateresa Bazzaro
Ufficio stampa Cisl Fvg