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CISL PORDENONE, VERSO I 30MILA ISCRITTI

da Il Messaggero Veneto Congresso all’insegna della continuità in casa Cisl. L’organizzazione sindacale, che ha già fissato l’appuntamento nazionale per il 12-15 giugno, sta definendo in questi giorni le date delle singole categorie. Il 15 e 16 marzo si svolgerà il congresso della Ust provinciale al quale la segreteria attuale, guidata da Arturo Pellizzon, si presenterà chiedendo la conferma. Un sindacato in salute, la Cisl pordenonese, in crescita nel numero degli iscritti, «circa 30 mila – conferma Pellizzon -, 200 in più rispetto al 2011, ed è un risultato importante perché evidentemente la concretezza con cui affrontiamo i problemi e i servizi che offriamo viene apprezzata». Complessivamente, però, anche il sindacato ha un problema di rappresentanza. «La partecipazione è un problema per questa società. Oggi ci si scalda in vista della competizione elettorale, si fa il tifo per un partito o per un altro, magari dimenticando che le cure che dovremo affrontare saranno pesanti. Del sindacato a volte si parla male, ma è anche vero che, quando ci si trova nei guai, viene riconosciuto come una delle grandi agenzie in grado di offrire aiuto, assistenza, consigli. E a volte senza ricevere nulla in cambio». Puro volontariato? «Anche volontariato. Abbiamo, in questa provincia, centinaia di delegati che regalano il proprio tempo, mettono a disposizione le loro conoscenze, la loro assistenza… Senza il volontariato, che non è solo sindacato, credo che la situazione, peraltro difficile, che stiamo vivendo, sarebbe peggiore». A livello provinciale con i “cugini” come va? «A Pordenone abbiamo una tradizione di rapporti positivi. Ci sono alti e bassi, certo, ma è facile trovare intese quando ci si concentra sul fare sindacato; non lo è quando ci si trincera dietro le ideologie o gli slogan che non sono mai serviti a risolvere i problemi». Di che cosa va più fiero? «Partendo dai buoni rapporti che esistono anche con il mondo dell’impresa, l’avviso comune siglato con Unindustria ma anche il patto per la competitività territoriale sono stati traguardi significativi, forse poco utilizzati anche dalla stessa politica. Non è stata compresa una “ricetta” che è arrivata dal territorio, e questo è il rammarico. Molto positivo il lavoro, forse oscuro, che stiamo portando avanti per cercare di mantenere sul territorio le imprese e, quindi, i posti di lavoro». Ma… «Ma i compiti per casa non stanno solo sul nostro banco. Noi possiamo fare la nostra parte, altri, la politica, le istituzioni, lo Stato, devono fare la loro». Secondo lei la sfida per mantenere Electrolux sul territorio è vinta o persa? «Credo vada dato merito al sindacato di aver fatto di tutto per mantenere l’impresa, e quel che le va attorno, sul territorio. In questi anni sono state accettate molte sfide, ma ci sono condizioni che non sta a noi modificare e che permetterebbero alle grandi aziende di mantenere la presenza industriale in Italia. Ciò di cui mi pare ci sia poca consapevolezza è che se queste grandi aziende se ne andranno, non ne avremo altre con cui sostituirle».