IL PORTO DI TRIESTE, NO AL RIGASSIFICATORE
Dal Il Sole 24 Ore – Imprese e Territorio. Intervista al Segretario Generale, Giovanni Fania
Il rigassificatore «non è compatibile con lo scalo triestino, che registra traffici navali, movimentazioni delle merci e dei passeggeri in continua crescita e con un esponenziale sviluppo previsionale».
Dall'Autorità portuale di Trieste arriva una nuova doccia fredda al progetto da 500 milioni che la multinazionale spagnola Gas Natural attende di realizzare ormai da otto anni.
Un anno record quello del porto giuliano, con oltre 411mila Teu movimentati nel 2012 (+4,6% sul 2011 e un aumento che supera il raddoppio rispetto ai 201mila Teu del 2005) che fanno da sfondo alla deliberazione adottata sul terminale di rigassificazione in località Zaule.
Il Comitato portuale ha approvato con 14 sì (tra i quali quelli di Provincia, Comuni di Trieste e Muggia, Camera di commercio, spedizionieri, autotrasportatori, terminalisti, rappresentanti dei lavoratori delle imprese portuali e rappresentante del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti-Opere marittime per il Friuli-VG), due astenuti e un voto contrario la delibera che adotta le osservazioni contenute nello studio «Porto di Trieste – Compatibilità della domanda di trasporto al 2020» dello scorso dicembre, e dà mandato alla presidente dell'Autorità portuale Marina Monassi «di esprimere parere non favorevole al progetto alla conferenza dei servizi al ministero dello Sviluppo economico e nelle ulteriori sedi competenti».
Una presa di posizione che aggiunge un ulteriore tassello al quadro di incertezza che contraddistingue il progetto dell'impianto di Zaule: una storia infinita, con un iter autorizzativo avviato nel 2004 e una Via (valutazione di impatto ambientale) favorevole del 2009.
Dopo l'accelerazione registrata a fine 2012 – con il via libera del comitato tecnico regionale per la sicurezza in composizione allargata e il rilascio dell'Aia, autorizzazione integrata ambientale), una ulteriore battuta d'arresto inattesa è arrivata una settimana fa, con la notizia del supplemento istruttorio richiesto dal ministero dell'Ambiente. Nel frattempo sono cresciute le proteste, fra manifestazioni di piazza, la richiesta di azzeramento delle procedure autorizzative per il rigassificatore e le altre infrastrutture connesse inviata da Wwf e Legambiente a tutte le istituzioni competenti e anche i due esposti-denuncia presentati dalla Uil Vigili del fuoco del Friuli-VG alla Procura della Repubblica relativi a «gravi anomalie interne alle procedure per l'approvazione dell'impianto».
Un quadro sempre più complesso. «C'è un paradosso di fondo – osserva Giovanni Fania, segretario generale Cisl Friuli-VG – Da un lato questa regione ha bisogno di infrastrutture energetiche per colmare l'attuale deficit e far fronte alle esigenze di un sistema produttivo siderurgico molto presente, dall'altro ci sono resistenze fortissime a qualunque tipo di iniziativa. Credo che la scelta del sito per il rigassificatore avrebbe potuto essere più ponderata, ma va anche detto che l'Autorità portuale fa resistenza anche ad altri progetti, come la riqualificazione di Porto Vecchio, di certo non facendo gli interessi di una città che ha bisogno di sbloccarsi e di iniziare ad attrarre investimenti. È un problema di tutti, la politica, la popolazione, lo stesso sindacato: quale strategia vogliamo mettere in atto per dare prospettive ai giovani? Gli indicatori economici e i dati sull'occupazione non mostrano più una situazione privilegiata in regione, non ci si può più permettere di dire sempre e solo "no se pol"».