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SCIOPERO E VOLANTINAGGIO ALLA DOMINO

da Messaggero Veneto In produzione un unico addetto, gli altri erano fuori a presidiare i cancelli. Un’adesione, dunque, pressoché totale allo sciopero con manifestazione proclamato da Fim e Fiom per l’intera giornata di ieri alla Domino di Spilimbergo. «Credo – dichiara Massimo Albanesi della Fim Cisl – che questa sia la dimostrazione più evidente della grande preoccupazione che esiste tra i lavoratori, operai e impiegati, di questa azienda». Lo sciopero è cominciato alle 8 di mattina ed è proseguito per l’intera giornata, mentre la manifestazione si è conclusa, complice anche il tempo inclemente, verso mezzogiorno. Prima, dalle 8 alle 9.30, i lavoratori hanno presidiato i cancelli, quindi si sono spostati sulla strada regionale 464, che scorre proprio davanti alla zona industriale, per distribuire volantini ad automobilisti e camionisti in transito. Nel documento sono state elencate le ragioni dell’iniziativa assieme alla preoccupazione per il destino di Domino e dei circa 120 posti di lavoro che ancora esistono (ma la società spilimberghese aveva sfiorato, soltanto pochi anni fa, i 250 addetti), di cui circa la metà vengono messi a rischio dall’ennesimo piano di ristrutturazione che la proprietà, la tedesca Certina, ha già preannunciato ai sindacati. Una ristrutturazione, quella di Domino, legata anche a una procedura di concordato che la società ha già avviato, ma che deve perfezionare entro fine mese, con una modalità innovativa per l’ordinamento italiano. Introdotto infatti a novembre 2012 il “concordato in continuità”, strumento cui Domino ha inteso accedere a partire dal dicembre scorso, che consente la prosecuzione dell’attività con la vigilanza del tribunale, in attesa della definizione del concordato vero e proprio che dovrebbe essere depositato entro la fine di gennaio. Stante lo strumento, utilizzato per prima proprio da Domino, diverse sono le incertezze interpretative, tra cui quella relativa agli ammortizzatori sociali. I sindacati, nel respingere ogni ipotesi di licenziamento, hanno proposto a Domino di fare ricorso ai contratti di solidarietà, ma allo stato non è dato sapere se sia possibile o meno la loro attivazione. Così come non è noto se sia possibile oppure no utilizzare gli ammortizzatori in continuità. Da qui la scelta dell’azienda di optare per la cassa integrazione ordinaria per un mese in attesa di chiarimenti normativi sulla cassa in deroga, anche straordinaria. In attesa di risposte, in Domino regna l’incertezza. «Ci chiediamo – prosegue Albanesi – quali intenzioni abbia Certina. Davvero ritiene possibile salvare Domino senza investire un euro, confidando solamente sul fatturato? Ci auguriamo che il piano industriale annunciato abbia contenuti diversi e soprattutto che sia in grado di portare in salvo Domino attraverso un piano di riorganizzazione e rilancio credibile, diverso da quelli che, purtroppo, sono stati presentati in passato e che non sono stati in grado di raggiungere alcuno degli obiettivi che si erano prefissi». I sindacati attendono ora sia il nuovo piano industriale, che escluda il ricorso ai licenziamenti (stimati in circa il 50 per cento dell’organico sia degli impiegati sia degli operai), e la proposta di concordato annunciata circa un mese fa. I tempi di scadenza imposti dal tribunale sono ormai agli sgoccioli e, più si attende, meno spazi ci saranno per eventuali correttivi nel caso in cui i giudici sollevassero obiezioni sul progetto. Se il concordato venisse respinto, per Domino rischia di non esserci alternativa al fallimento, con quel che ciò significherebbe per un’azienda storica del territorio e per i 120 dipendenti.