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FANIA: SONO MANCATE POLITICHE CAPACI DI AGGREDIRE LA CRISI

Intervista al segretario generale Fania, pubblicata su Il Messaggero Veneto
di Renato D’Argenio wUDINE Gli hanno offerto una poltrona («come credo ad altri colleghi»), ma ha rifiutato: «Mi ricandido alla guida della Cisl regionale al congresso del 16 e 17 aprile». Con il segretario Giovanni Fania abbiamo fatto il punto sulla situazione-Fvg, cominciando dal piano del lavoro. I tasselli da mettere vicino sono diversi, se si considerano la portata e l’articolazione di una crisi che oggi, in Fvg, vede circa 30 mila persone in cassa integrazione e 10 mila in mobilità, specialmente donne, giovani e Over 45. Numeri drammatici. Cosa fare? La Regione, così come il Paese, devono innescare un processo di crescita. Crescita che significa affrontare vere riforme strutturali e non invece evocare, come qualcuno sta facendo (la Cgil, ndr), risorse pubbliche, peraltro non disponibili e difficilmente recuperabili con nuove tasse. Quali riforme Prima di tutto quelle istituzionali: occorre aggredire i costi impropri della politica con scelte decise anche sulla soppressione degli enti superflui come le Province. Soltanto così si potrà dare nuova veste e visione alla specialità e consentire un nuovo modo di essere comunità regionale. Poi? Serve un piano di dismissione dei beni di cui Regione e Comuni non hanno più la necessità. Bisogna eliminare gli sprechi e contrastare la corruzione che muove circa 10 miliardi l’anno a livello nazionale. C’è il problema dell’evasione fiscale e, per continuare gli esempi, bisogna semplificare la parcellizzazione delle competenze che di fatto paralizza e rende costosissima ogni iniziativa. Un esempio: in Italia un chilometro di rete ferroviaria costa 50 milioni, in Francia 13 e in Spagna 15. Quindi va rafforzato il sistema manifatturiero, scommettendo sulle filiere come quella dell’edilizia che genera indotto in un rapporto di 1 a 7. E allora perchè non cantierare subito le opere possibili. Riorganizzazione dei distretti: ci spiega la sua proposta? Bisogna immaginare, realizzare e riorganizzare i distretti non più monoprodotto, ma di area, aiutando le imprese a inserirsi nelle filiere, a crescere dimensionalmente e ad affrontare il tema spinoso del ricambio generazionale. Contemporaneamente vanno rivisti gli strumenti finanziari a disposizione delle imprese e considerare come strumento fondamentale di sviluppo la contrattazione aziendale, leva formidabile per recuperare produttività e competitività alle nostre imprese. Semplificando: è assolutamente necessario un forte e condiviso patto sociale improntato alla crescita. Cosa pensa della gestione crisi da parte della Regione? Indubbiamente l’emergenza legata alle politiche del lavoro è stata sufficientemente gestita, come del resto la crisi finanziaria delle imprese con la destinazione di risorse ad hoc. Però? Però è mancate le politiche attive di investimento, che ci avrebbero consentito di aggredire la crisi, sostenendo nei processi di internazionalizzazione e marketing anche quelle imprese che hanno continuato a lavorare e produrre. Come? Per esempio ripensando gli strumenti finanziari della Regione in un’ottica più aggressiva e non esclusivamente difensiva; orientando gli investimenti non solo a tamponare le difficoltà, ma anche alla crescita. Per questo un referente di Giunta dedicato all’industria sarebbe risultato decisamente utile, così come redigere una lista chiara di priorità. Per la prima volta in questa Regione ci troveremo a gestire processi con un bilancio insufficiente. Quindi servono scelte fondamentali, strategiche e coraggiose. Cosa pensa di questa campagna elettorale? Che stiamo assistendo ad uno spettacolo degenerativo, ad una contrapposizione forzuta molto lontana dai temi e dai problemi veri. Un clima avvelenato, condizionato pesantemente da regole inadeguate, prima fra tutte la legge elettorale, e dal modo con cui sono scelti i rappresentanti del popolo. Un clima forcaiolo, che parla alla pancia e non alla testa delle persone, e che ci preoccupa molto come preoccupa anche i nostri iscritti. Tuttavia credo che in un momento di fortissima crisi occorra rinnovare il proprio interesse verso la politica, discutere, anche criticare, in una parola partecipare, senza abdicare alla propria responsabilità nei confronti del Paese. Cosa si aspetta dal prossimo governo? Che la questione sociale ed il lavoro siano messe al primo punto dell’agenda degli interventi e la riduzione dei costi della politica e dei livelli istituzionali. E da quello regionale? La presa di coscienza che concertazione e responsabilità sono fondamentali per lo sviluppo della regione e per tutte le cose da fare e che la specialità si riempia di più attuali significati. Mi aspetto la consapevolezza che oggi tutto sarà più difficile rispetto al passato e che serve un patto sociale decisivo.