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SISTEMA SOCIOSANITARIO, BASTA PERDERE TEMPO

La riforma socio-sanitaria s’ha da fare: il Friuli Venezia Giulia la attende da oltre vent’anni ed oggi, se si vuole garantire la sostenibilità di tutto il sistema, non può più essere rinviata. Il monito arriva dalla Cisl regionale che proprio al tema in questione ha assegnato l’apertura dell’annuale Meeting di Settembre, al via a Magnano in Riviera. Il sistema così come strutturato – rilancia la Cisl, attraverso i segretari Morassi e Bordin – non può continuare a reggere neppure sulla media prospettiva, tenuto conto del forte aumento della spesa (vedi sintesi ricerca Tolomeo) raggiunto in questi anni e delle risorse a disposizione sempre più limitate, che non potranno più attingere al blocco del turn over e degli adeguamenti contrattuali del personale. Per la Cisl urge, dunque, una riforma seria e concertata, improntata a garantire il benessere della comunità, piuttosto che i singoli campanili. Parola d’ordine, rilanciata anche dal segretario della Fnp, Gianfranco Valenta: ridurre la spesa per liberare risorse a favore del territorio potenziandone l’offerta sanitaria ed assistenziale e, di conseguenza, ripensare le geometrie ospedaliere.
L’urgenza è una: mettere in sicurezza il nostro sistema, eliminando gli sprechi, razionalizzando la spesa, distribuendo meglio le risorse, secondo nuovi criteri, valorizzando le eccellenze e meglio delinenado le specialità, ridistribuendo in modo equilibrato le risorse tra territorio e ospedale, intervenendo a caduta su tutte le altre criticità, dal personale, alla cura degli anziani, alla spesa farmaceutica e via dicendo.
"Serve – sintetizza il segretario generale Fania, sollecitando anche una più efficiente informazione da parte della Regione sui dati relativi alla salute – il coraggio di andare fino in fondo, agganciando la riforma socio-sanitaria a quella, altrettanto necessaria, delle autonomie locali". Non possono, infatti, essere possibili una migliore efficienza dei livelli di assistenza ed una buona integrazione tra sociale e sanitario se ancora non c’è corrispondenza, anzi se persiste una vera e propria disomogeneità, ad esempio, tra ambito ottimale e distretto; se gli enti intermedi come le Province o altri enti territoriali ormai obsoleti "interferiscono" su dinamiche che interessano direttamente ed in via esclusiva Regione e Comuni. Insomma, la Cisl spinge su nuove dinamiche che accorpino per aree aggregate i servizi sul territorio, le specialità, ma anche, ad esempio, il servizio scolastico nell’ottica di garantire il benesere complessivo delle comunità di riferimento. Un’idea che trova supporto anche nel pensiero del presidente della III Commissione, Franco Rotelli, convinto che una delle questioni essenziali ancora irrisolte sia il rapporto tra sanità e sociale, tra territorio e ospedale, riservando a quest’ultimo le acuzie gravi e movimentando meglio sul primo i servizi, valorizzando così le risorse della comunità. Altro passaggio indispensabile rilevato dal professor Silvio Brusaferro è la necessità, non solo di individuare criteri per monitorare le attività, ma anche di costruire e ragionare in termini di filiere, facendo sì che i vari pezzi comunichino tra loro. Quanto agli step della nuova Giunta regione, è lo stesso assessore Maria Sandra Telesca, (che invita anche i professionisti al dialogo costruttivo) a chiarirle, individuando a fine ottobre all’approdo in Aula e nei primi mesi del prossimo anno il momento di mettere i ferri in acqua su una riforma, che non può essere dettata solo da ragioni di costi. E se ancora non entra nel merito dei contenuti, segnala alcune priorità, evidenziando anche come la sanità sia un volano economico straordinario: rendere meno rigidi i confini tra le aziende, superare gli egoismi, omogeneizzare le procedure ora differenziate, potenziare i servizi sul territorio, eliminando i doppioni esistenti. Altro input: fare veloci, ma senza fretta, compiendo "scelte consapevoli". Scettico il consigliere regionale del Pdl, Alessandro Colautti, che se da una parte difende la "riforma Tondo" come un percorso che doveva essere portato avanti, dall’altra sollecita non solo una discussione sul tema, ma anche la produzione di materiali da parte della Giunta.
A chiudere il cerchio, l’esperienza delle Regioni Emilia-Romagna e Marche, portata dai rispettivi segretari della Cisl e dal segretario nazionale della Cisl Fp, Giovanni Faverin.

Sanità d’eccellenza, quella del Friuli Venezia Giulia, ma anche molto costosa, tanto da collocare la regione al primo posto in Italia per aumento della spesa tra il 2007 ed il 2010. La variazione nel triennio segna, infatti, un + 20,6% e un tasso annuo del 6,4%. In termini assoluti questo significa che la spesa procapite ammonta (il dato si riferisce al 2011) ad oltre 2mila euro all’anno, con una crescita del 5% sul 1990, di poco inferiore a quanto registrato per Trento, Bolzano e Valle d’Aosta. Ad incidere sulle dinamiche di spesa – rivela il report commissionato dalla Cisl Fvg a Tolomeo Studi e Ricerche – è soprattutto la voce relativa al personale pari al 37,7% ed i beni e servizi. Se è vero, dunque, che il SSR offre prestazioni sanitarie di elevata qualità, è altrettanto vero che i costi, anche rapportati alla struttura dlla popolazione (1,2 milioni di abitanti) risultano superiori di circa il 4,5% rispetto a quelli sostenuti dalle regioni più virtuose. Una delle cause – svela ancora la ricerca – va sicuramente ravvisata nella forte propensione del sistema ad esternalizzare i servizi, tanto che il costo degli appalti pesava già nel 2007 per ben l’8,2% sul totale dei costi, a fronte, ad esempio, del 5,4% dell’Emilia Romagna, del 5% del Veneto e del 3,8% della Lombardia. Viceversa il ricorso al convenzionamento con strutture private risulta marginale: l’attività convenzionata intesa come assistenza ospedaliera, specialistica e riabilitativa incide sul totale dei costi soltanto per il 4,3% (contro il 18.7% della Lombardia). Sotto la lente di ingrandimento, anche le aziende sanitarie ed i distretti, eccessivamente ridotte e frammentate. Un dato su tutti: il Friuli Venezia Giulia ha le aziende sanitarie più piccole d’Italia, servendo una media di 205mila abitanti, a fronte di quella nazionale di 407mila ed il milione e 500mila delle Marche) ed anche le strutture di ricovero risultano di dimensioni tendenzialmente modeste in termini di posti letto, vale a dire 235 posti letto/struttura contro i 265 in Italia. Allo stesso tempo il Friuli Venezia Giulia è la terza regione, dopo Bolzano e Valle d’Aosta, per l’elevato rapporto tra personale e numero di abitanti (15/1000) e tra personale infermieristico e medico (3,1), subito dietro a Bolzano e Veneto.

Ufficio stampa Cisl Fvg