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SCIOPERO. DA IDEAL STANDARD, LA RABBIA DEGLI OPERAI.

Sciopero del 15 novembre. Sul palco anche le rsu di alcune aziende in crisi. L’accorato appello di Gianmarco Petozzi, delegato Cisl di Ideal Standard.
Da Il Messaggero Veneto «Bain Capital ha deciso di chiudere lo stabilimento di Orcenico dell’Ideal Standard – ha urlato dal palco Gianmarco Petozzi, delegato sindacale – mandando 450 famiglie sulla strada». E questo, ovviamente, è grave di per sè. Ma l’azione della multinazionale «finanziaria» va oltre, determinando «una tragedia sociale ed economica, disperdendo un patrimonio di conoscenza e competenze unico perché qui, a Orcenico, è nata la ceramica sanitaria italiana. E quindi – è la logica conclusione – Orcenico non si tocca!». Sono arrabbiati i lavoratori di Zoppola, e puntano il dito «sui nuovi barbari» le multinazionali «che arrivano, depredano e vanno via impunemente». «Il nord est – prosegue Antonio Mascherin – era il fiore all’occhiello della produzione manifatturiera, oggi lo è della disoccupazione». Gli ammortizzatori sociali «servono, certo, ma solo per tamponare la situazione, non sono “la” soluzione», rimarca Mascherin al suono delle campane della città il cui suono arriva in piazza XX Settembre come la carezza solidale della chiesa. «Noi che siamo in piazza oggi – è l’opinione di Narciso Fabbro – siamo il meglio del Paese. E’ ora di dire basta alla finanza truffaldina. Ci hanno rotto i c…!». Alla Detroit di Ronchi dei Legionari sono in 150 a rischiare il posto. Dopo la cassa «i contratti di solidarietà hanno impedito i licenziamenti – racconta Ivan Strizzolo – ma la preoccupazione permane perché l’azienda non pare intenzionata a mantenere qui la produzione di frigoriferi industriali, ma a concentrarla a Trichiana. Non molliamo, però – è la promessa -: siamo determinati a impedire che ci venga portato via il nostro lavoro». Anche a questo serve lo sciopero e la manifestazione: «a dare la sveglia al Paese», o a quella parte che assiste distratta al declino che avanza. Sono stati uno dei simboli di Trieste, la Ferriera di Servola, da anni in difficoltà e ora peggio che nel passato essendo parte di un gruppo in amministrazione straordinaria. «Siamo in 800 tra diretti e indotto – ricorda Umberto Salvareschi – che sperano in un’operazione di salvataggio che sarà il banco di prova per verificare se si passa dalla politica del dire a quella del fare». Quindi i delegati Electrolux, che chiedono alla Serracchiani «ci porti a Roma» dove far capire alla politica distratta «che sta gettando una generazione in miseria e l’altra, i nostri figli, la condanna ad emigrare».