UN ERRORE TAGLIARE I SALARI. USIAMO IL MODELLO FIAT
Intervista al segretario generale, Giovanni Fania, pubblicata su Il Messaggero Veneto
Electrolux, crisi, disoccupazione, costo del lavoro. E’ un’intervista a tutto campo quella con il segretario regionale della Cisl, Giovanni Fania. Che sulla ventilata chiusura di Porcia ha una sua idea precisa. Segretario, l’Electrolux è il paradigma del nodo italiano del costo del lavoro. È così? «Electrolux ha posto un problema vero, ma nel modo più sbagliato possibile». Ossia? «L’Italia ha questo gap con troppi Paesi: già nel cuneo fiscale c’è una differenza di 20 punti, se poi ci mettiamo costi strutturali come energia, burocrazia, infrastrutture e logistica aggiungiamo altri 30 punti e dunque su un manufatto il nostro sistema industriale paga pegno di circa il 40-50%». Electrolux, invece? «Puntare soltanto sulla contrazione dei salari mi pare un paradosso. Il mondo occidentale si è sviluppato con l’idea fordista che un bene dev’essere anche consumato da chi lo produce. Per cui abbassare la paga agli operai aggrava la situazione, nel senso che oggi servirebbero più risorse nelle tasche dei lavoratori». Un giudizio sul piano industriale di Electrolux? «È un piano che fa acqua da tutte le parti. Quel piano punta al contenimento dei costi, ma poi non basterà neppure la Polonia e andranno a cercare un altro mercato dove produrre. Vero è che manca un piano strategico». Di rilancio di un’azienda che vuole tagliare e basta? «Non abbiamo visto alcun piano strategico di riposizionamento, ma soltanto interventi su produzione e flessibilità. Oggi è la qualità che fa la differenza». Quale potrebbe essere allora l’alternativa al loro piano? «Bisogna capire se Electrolux è interessato al mercato italiano dove oggi ha una fetta del 15%, come sono i suoi piani e quali interesse ha in Italia e in Europa». Come pensa si debba affrontare la questione costo del lavoro? «Mi sembra interessante il ragionamento di Unindustria che affronta il tema con qualche provocazione, ma che è disponibile a rivedere in un ambito territoriale quali possono gli elementi di flessibilità per recuperare competitività, abbattendo il costo». Detto in altre parole? «La Regione ha messo il suo con interventi che abbattono costi strutturali come l’energia e lo Stato dovrebbe intervenire nel settore del bianco riducendo il cuneo fiscale. In quest’ottica il sindacato potrebbe trattare come a Pomigliano d’Arco dove gli operai hanno avuto fino a 400 in più in busta paga. Se si ricupera in efficienza ed efficacia ciò sarebbe possibile». Ma il documento, se non erro, parla anche di welfare. «Certo e cioè che accanto alla riorganizzazione c’è pure l’aspetto della partecipazione dei lavoratori in azienda sul modello renano, puntando sul welfare aziendale e partecipando alla governance. Vede, quando l’azienda va bene incassano gli azionisti, quando va male paga solo il lavoratore». Quindi? «Si faccia come nei matrimoni che si sta assieme nella buona e cattiva sorte». Un passo indietro, mi spieghi il modello renano che tanto piace alla Cisl. «Il modello renano tedesco è nato nel ’76 durante il punto più basso del sistema manifatturiero. Il Governo varò una nuova legge sul diritto societario dove i lavoratori potevano entrare nelle quote societarie con i Comitati di vigilanza aziendale e anche nei cda. La Germania agevolò dal punto di vista fiscale e legislativo questo sistema senza renderlo obbligatorio. Oggi circa il 60% delle grandi industrie ha questo modello partecipativo (Porsche, Volkswagen, Bosch)». A Electrolux questo modello di condivisione aziendale piace? «In Svezia funziona. Ma quando arrivano in Italia ci rimangono se hanno sovvenzioni pubbliche, ma non vogliono la responsabilità sociale dell’impresa. E appena qualcosa si inceppa se ne vanno. Così faranno anche in Polonia». Porcia: è ottimista o pessimista? «Non è il caso di esprimersi. Tutti devono tirarsi su le maniche. A Pordenone c’è una comunità economica dentro una realtà abitativa che paga una forte crisi. E oggi Pordenone soffre più di altri questo problema. Se Electrolux va via, la città muore». Bonanni suggerisce di allargare le turnazioni in fabbrica. Lei? «Dico che si possono individuare modelli organizzativi più efficaci. Sì, si può trattare anche su questo».