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OSPEDALI, LA CISL BOCCIA LA RIFORMA

Pubblicato su Il Messaggero Veneto «Troppe incertezze sulla riforma sanitaria e il motivo è presto detto: prima di mettere mano ad un sistema per cambiarlo radicalmente, sarebbe opportuno verificare i dati, avviare un serio confronto e valutare se davvero gli obiettivi che si pone sono raggiungibili. Difficile portare a termine una riorganizzazione elevando gli standard qualitativi riducendo, e non aumentando le risorse». E infine: «Vogliamo capire quali sono gli strumenti, i metodi e i tempi». A parlare è Giovanni Fania, segretario generale della Cisl del Friuli Venezia Giulia, che non fatica a definirsi «perplesso» di fronte alle linee guida di riforma della sanità regionale presentate dalla presidente, Debora Serracchiani, e dall’assessore alla Sanità, Maria Sandra Telesca. Così se la Cgil ha espresso una posizione di apertura al piano, la Cisl si presenta molto più critica. Una riforma che, ripercorrendo tappe e filosofie degli ultimi vent’anni, ha sempre confermato il modello dell’aziendalizzazione per la gestione del servizio sanitario «scelta ritenuta più idonea a raggiungere quegli standard di efficacia ed efficienza che ci si era prefissi. Su questo – ricorda Fania – sono state elaborate le leggi 12 e 13. Poi altri Presidenti si sono succeduti alla guida della Regione e si è arrivati al concetto di area vasta; quindi alle tre Aziende con funzioni hub, ovvero di riferimento, su una rete di ospedali con funzioni spoke, ossia territoriali. Successivamente è emersa l’idea dell’Azienda sanitaria unica regionale, declinata a seguito del confronto all’interno della precedente maggioranza in tre Ass, una per area vasta. E arriviamo a oggi con le Eas nelle quali si fanno convergere ospedali e territorio. E’ un progetto – considera il leader della Cisl – che lascia perplessi e, secondo me, espone ad alcuni rischi». Uno fra tutti, «quello che l’ospedale fagociti il territorio, come del resto è già accaduto in passato». Altra questione posta dalla Cisl è relativa alle risorse a disposizione. Il taglio di 100 milioni di euro al bilancio della sanità – prosegue nell’analisi Fania – sta mettendo in crisi tutte le strutture. Inoltre sono un obiettivo da raggiungere i parametri del decreto Balduzzi. Ci troviamo di fronte ad una riorganizzazione che richiederebbe investimenti e invece patiamo le conseguenze di una riduzione di risorse e della spesa». Non convince nemmeno il ridisegno dei confini delle Eas. «Penso ad esempio a Gorizia – continua – dove si immagina di mettere insieme 4 ospedali (Gorizia, Monfalcone, Palmanova e Latisana) di cui due sono strutture di riferimento dell’Ass 2 e gli altri dell’Ass 4. Per quel che riguarda le specialità e le dipartimentalizzazioni, a chi faranno riferimento?». A giudizio di Fania «non è vero che il contenitore non è importante, perchè è una buona organizzazione che garantisce efficienza ed efficacia». Non sufficientemente analizzato, nel giudizio della Cisl, il fenomeno della migrazione sanitaria, che andrebbe invece approfondito. «Inoltre la cronicità sarà il problema emergente del futuro prossimo e proprio per questo i servizi territoriali dovrebbero essere il fulcro. Invece – rileva Fania – sull’assistenza territoriale non si dice nulla, non c’è una riga sugli ambiti socioassistenziali». Per cui «il nostro è un sistema sanitario che ha dato certezze fino ad oggi. Prima di metterci mano occorre riflettere e approfondire, analizzare e confrontare. Anche in considerazione delle 25 mila persone che vi lavorano».