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REFERENDUM AUTONOMISTI. IL FUTURO PER LA CISL E’ NELL’UNITA’

In un momento difficilissimo come quello che il nostro Paese sta attraversando, parlare di rilanciare l’autonomismo di una parte di una già piccola regione risulta quantomeno pericoloso. L’esperienza, infatti, ci insegna che dinnanzi ai fatti più drammatici – e l’ormai settennale crisi certamente lo è – la via da percorrere deve essere quella della coesione sociale e dell’unità. Sono i tempi storici che viviamo ad imporci tale scelta: e se per territori dal radicato autonomismo, come ad esempio la Scozia, il no all’indipendenza ha prevalso probabilmente anche per motivi utilitaristici, nel caso del Friuli Venezia Giulia il referendum dovrebbe andare nullo per ragioni ancor più consolidate. Penso alla specialità della nostra regione, non solo quella economica, ma soprattutto quella culturale che ci ha permesso nei decenni di diventare sempre più laboratorio di esperienze uniche ed irripetibili. Dovrebbe essere, infatti, proprio questa nostra straordinaria storia e capacità di far convivere, pur nella sua complessità, tradizioni e “sentire” diversi, un elemento da valorizzare piuttosto che una leva di divisione. L’essere crocevia di popoli, di ricchezze originate diversamente, non può essere un patrimonio da disperdere, ma anzi un terreno su cui anche gli altri, in un’idea di Europa davvero unita, possano confrontarsi utilmente e a vantaggio di tutti. Abbiamo, cioè, l’occasione storica – dinnanzi al proliferare di movimenti autonomistici più o meno spinti – di dimostrare sul campo come l’essere e il restare assieme, pur in presenza di elementi culturali molto diversi, non solo sia possibile, ma anche necessario. Altrimenti verrebbe meno anche quell’idea di Europa coraggiosamente coltivata dalle macerie del dopo guerra in poi, quando non a caso, statisti e pensatori ebbero quella che dobbiamo continuare a credere una saggia illuminazione. Non saranno, invece, certamente le speculazioni politiche fondate sulle paure dei cittadini e sull’inseguimento di vantaggi tanto annunciati quanto irreali, a salvare le nostre comunità. Saranno, viceversa, lo sforzo congiunto di tutti e la capacità di valorizzare il patrimonio che abbiamo a disposizione a rafforzarci, anche di fronte alla crisi. Malgrado quello che sostengono gli autonomisti, qui non si tratta di svilire la cultura friulana, ma di valorizzarla meglio, attraverso l’unità, in un contesto regionale già forte e consolidato, dove proprio il Friuli può trovare un suo spazio tutelato, così come lo è già per la lingua friulana. Il resto è solo politica, che non fa il bene del Friuli Venezia Giulia. La Cisl continua a credere, nello spirito anche del suo Statuto costitutivo, in un futuro di unità, l’unica strada per una duratura emancipazione e crescita.

Giovanni Fania – Segretario Generale Cisl FVG