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LA CONSAPEVOLEZZA DELLA SPECIALITA’

Intervento del Segretario generale Cisl Fvg, Giovanni fania, sul tema della specialità Leggo con qualche preoccupazione il dibattito di queste settimane sulla specialità, innescato dalla festa della “patrie del Friul”. Una preoccupazione che nasce dal constatare come sia ormai esercizio quotidiano quello di voler frammentare e contrapporre i territori del Friuli Venezia Giulia, sotto l’insegna di un autonomismo che spesso purtroppo cela futili campanilismi. Ha fatto bene la presidente Serracchiani a sottolineare come le liti non aiutino la specialità regionale: è certo, infatti, che accapigliarsi per stabilire chi sia più speciale non serve a nulla se non a rafforzare i propositi di chi, in modo maldestro, vorrebbe omogeneizzare le regioni italiane, cancellando di fatto un riconoscimento storico e geografico ancora tutto sommato attuale. L’autonomismo, inteso come la consapevolezza piena di sentirsi parte di una comunità, è senz’altro un valore da perseverare e trasmettere, ma deve essere chiaro a tutti che la specialità del Friuli Venezia Giulia è nata – e può essere mantenuta – soltanto da una unità e capacità di stare insieme e costruire, che non possono essere negate. Se così fosse saremmo responsabili di un autentico fallimento. Stiamo, dunque, attenti a non minare noi stessi le ragioni di una specialità che in Friuli Venezia Giulia è sempre stata gestita in modo virtuoso e che, specialmente dal drammatico terremoto del ’76, ci ha consentito – grazie anche all’intelligenza politica del momento – di utilizzare proficuamente la solidarietà nazionale, ricostruendo prima le fabbriche e poi le case, e rimettendoci su una strada di crescita e di sviluppo che ci ha avvicinato alle performance del ricco NordEst. Tenendoci ben salda la nostra specialità, abbiamo poi assistito, negli anni Novanta, alla riforma federalista, che nelle intenzioni avrebbe dovuto stemperare costi ed apparati politici, e che, invece, ha moltiplicato i costi improduttivi e, di conseguenza, il debito pubblico. Tutto poi è stato sopito, celato dietro l’ingresso dell’euro, che ha visto bruciare all’Italia 500miliardi di vantaggio fiscale ottenuto dal passaggio dalla lira alla nuova moneta. Mentre ciò accadeva e nel nostro Paese ci si parlava addosso, la Germania utilizzava quello stesso vantaggio, approntando riforme di sistema, e diventando nell’arco di pochi anni uno degli Stati più forti al mondo. Un primato – quello tedesco – che si deve anche alla decisa politica federalista ed al ruolo sempre più determinate riconosciuto ai Land. Oggi, in casa nostra, si continua a pensare che la soluzione per il Paese sia quella di revisionare il Titolo V della Costituzione, di omogeneizzare le differenti aree geografiche italiane, quando sappiamo bene – e il modello tedesco docet – che il rilancio socio-economico passerebbe meglio attraverso lo sviluppo delle potenzialità di queste aree. Continuiamo, quindi, a dimostrare le ragioni della specialità, il nostro essere capaci “di fare” con le nostre risorse, ricordando a chi, da fuori, le attacca che il Friuli Venezia Giulia ha dato un contributo rilevante (patto Tondo-Tremonti) per sanare il dissesto nazionale, forse più di altri. Questo per dire che le polemiche avanzate dalle altre regioni sono incomprensibili a meno che – come sottolinea il direttore del Messaggero Veneto, Cerno – la nostra specialità sia utilizzata e strumentalizzata per altri fini e scopi politici. Di fronte a questo quadro sarà meglio correre ai ripari e ritrovarci uniti sotto la stessa bandiera, quella della consapevolezza che se il Friuli Venezia Giulia è speciale lo è perché continua ad essere un laboratorio di integrazione, di culture, di storie – sì diverse, ma complementari – di identità che affondano nelle stesse radici e nella stessa visione di insieme.