SE LA CRISI NON MOLLA, LA VIA E’ QUELLA DELLA CONTRATTAZIONE
Di fronte alla crisi che non molla, la contrattazione resta il baluardo per lavoratori ed aziende. Specialmente quella di II livello, che si rivela lo strumento principale e privilegiato nella gestione delle complessità, in forte crescita rispetto agli anni scorsi. E se il dato può non sorprendere, certamente è una novità il segno qualitativo dei contratti sottoscritti. Quattromila100, solo quelli analizzati dall’Osservatorio Nazionale della Cisl ed i cui risultati trovano conferma anche in Friuli Venezia Giulia. Dal report emerge, infatti, che anche nella nostra regione la contrattazione aziendale e territoriale è viva e vegeta, trovando sponda sia nei lavoratori, sia nelle imprese intenzionate a restare sul mercato e ad attrezzarsi per la ripresa. In particolare, la fotografia della Cisl sulla contrattazione mette in evidenza – dopo un drastico calo degli accordi negli anni della crisi – alcuni interessanti segnali di ripresa nel 2014 rispetto al 2013.
La produzione contrattuale complessiva cresce di 4 punti percentuali, merito soprattutto della contrattazione dei diritti sindacali (+ 33%) mentre continua a calare quella sul salario (- 4%). E se la contrattazione nella gestione delle crisi rappresenta quasi il 50% dei contratti sottoscritti, la vera novità riguarda la tendenza di affidare sempre più alla contrattazione i temi dell’innovazione organizzativa e del welfare aziendale (seguiti da salario, orario di lavoro e formazione). Prova ne è che il coinvolgimento del Sindacato passa dal 22% al 32% nell’analisi del cambiamento organizzativo e sale di 11 punti percentuali (dal 25% al 36%) anche il ricorso alla polivalenza ed alla polifunzionalità dei lavoratori come segno di investimento sul capitale umano e fattore strategico per l’innovazione.
Nello specifico le relazioni industriali, intese sia come diritti sindacali in senso stretto, sia come diritti di informazione e consultazione, vedono il massimo coinvolgimento delle parti sociali sulle voci dell’andamento economico e produttivo dell’azienda (67%), della formazione professionale (56%), degli organici (51%), degli investimenti (49%), dell’orario (47%) e dell’ambiente di lavoro (45%), mentre in coda con percentuali ad una cifra troviamo le scelte relative al decentramento produttivo, ai programmi di responsabilità sociale e agli appalti/servizi non connessi al ciclo produttivo.
Quanto al welfare, quest’ultimo si sviluppa soprattutto nella dimensione aziendale (dal 53% al 69%) offrendo servizi e prestazioni percepite dai lavoratori come maggiore beneficio rispetto ad erogazioni salariali gravate dal prelievo fiscale.
A supporto dell’occupazione ottimo il dato relativo alle stabilizzazioni delle forme di lavoro atipiche che passa, a livello nazionale, dal 26% nel 2013 al 43% nel 2014. Decisamente più debole, invece, la contrattazione sul fronte della flessibilità degli orari per meglio conciliare i tempi di vita e di lavoro (si passa dal 6% all’ 11%) e delle pari opportunità. “Di fronte a questi dati – commenta il segretario generale della Cisl FVG, Giovanni Fania – è chiaro che la contrattazione ed il coinvolgimento del Sindacato, contrariamente a quanto qualcuno afferma, restano una leva fondamentale per rilanciare la competitività e promuovere l’occupazione”. “La Cisl – continua il segretario – da molti anni afferma il valore specialmente della contrattazione di II livello, l’unica a favorire l’incontro tra le reali esigenze dei lavoratori e dell’impresa. E mai come in questo drammatico periodo di crisi, le buone relazioni industriali possono rappresentare il punto di svolta per uscire dal tunnel”.
Ufficio stampa Cisl FVG