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IL MANIFATTURIERO E’ L’UNICA POSSIBILITA’

Umberto Brusciano, cala la cassa integrazione in provincia di Gorizia. È il segnale della ripresa?
Purtroppo, nonostante si parli di un calo della cig, non registriamo né un aumento né una stabilizzazione dell’occupazione. Anzi, il calo della cassa integrazione corrisponde semplicemente all’esaurimento del monte-ore disponibile, con il conseguente avvio dei lavoratori alla mobilità e quindi alla perdita definitiva del posto di lavoro. Se un timido segnale di ripresa si avverte in parte sul versante dell’export, sappiamo che la ripresa economica, che pur verrà, non sarà accompagnata immediatamente da una ripresa anche dei livelli occupazionali. Quindi, è un dato che va preso con le pinze… Siamo anche convinti, purtroppo (e questo è l’elemento più grave) che questi anni di crisi ci consegneranno complessivamente per tutta la provincia e, in particolare per la città di Gorizia, uno scenario manifatturiero e industriale assolutamente devastato dalla chiusura sistematica di imprese. Un impoverimento del tessuto produttivo e, conseguentemente, dell’occupazione, che nessuna ripresa futura ripristinerà appieno.

Parliamo di Gorizia-città: che fare per rilanciare la sua economia?
È da molti anni che andiamo dicendo che per rilanciare l’economia della città non basta una risposta, ma occorre una coralità di interventi, e anche di atteggiamenti positivi, soprattutto da parte di quei soggetti che hanno una responsabilità istituzionale, economica e sociale. Per troppo tempo Gorizia ha scelto di non puntare sull’industria perché attratta da una condizione di “benessere cittadino” assicurato dai servizi, con la presenza di molti uffici pubblici. Parallelamente, si è adagiata sul versante del commercio con la vicina Slovenia senza intraprendere concretamente e in modo sistemico un’idea di sviluppo incentrato anche sulla manifattura, magari ad alto valore aggiunto e capace di fornire manodopera di qualità. Anche alcuni strumenti importanti, in parte ancora esistenti, come, ad esempio, il Fondo Gorizia non sono riusciti ad attrarre investimenti in una città che, pur al confine estremo con l’Est Europa, ha grandi potenzialità ed elementi competitivi: posizione geografica, spazi utili per fare impresa, infrastrutture, che, seppur in ritardo, si stanno realizzando.

Che fare, dunque?
Fare sistema sulla base di pochi obiettivi, ma chiari, sulla base di una mission ed un’idea di sviluppo oggi pressoché inesistente. Complice l’incapacità di visione strategica non siamo riusciti neanche a mantenere un contesto industriale quale poteva essere il dolciario, avvantaggiato in passato dalla zona franca.

Pipistrel può essere il punto di svolta?
Ben venga un’azienda innovativa ed importante come Pipistrel che, con ritardi attribuibili tanto per cambiare alla burocrazia, sta realizzando il suo intervento sul territorio. Sicuramente Pipistrel è un elemento positivo per la provincia, soprattutto in un contesto di forte abbandono industriale. Ma va detto che da sola, questa azienda non potrà risolvere i problemi del territorio, né imprimere quella svolta che è la città in modo sistemico e determinato a dover perseguire.

Università a Gorizia: una risorsa sfruttata abbastanza secondo il suo parere?
In questi anni certamente la presenza universitaria ha segnato un momento importante, ma sarebbe un errore pensare all’Università in un contesto scollegato a quella che è la realtà locale. Bisogna iniziare a ragionare su come l’Università possa davvero rapportarsi con il mondo imprenditoriale, su come sfruttare appieno il valore aggiunto della ricerca in una visione strategica e complessiva, che come Cisl chiediamo da anni.

Cosa pensa della fusione dei consorzi industriali con la polemica legata alla Sdag?
Basta leggere i nostri documenti congressuali degli ultimi 12 anni! Come Cisl territoriale abbiamo sempre chiesto, nell’interesse di tutta la provincia, che si costituisse un consorzio unico, superando le dinamiche divisorie, che non hanno aiutato negli anni la possibilità di sinergie positive. Per realizzare questo indispensabile progetto occorre partire dalla positiva esperienza del consorzio industriale di Monfalcone, che entro un contesto già industriale ha ovviamente potuto esprimere al meglio le sue capacità. Per contro, dobbiamo solo ringraziare i diversi presidenti del consorzio di Gorizia, per aver cercato, senza alcun supporto, soluzioni di sviluppo, che se fossero state accompagnate da un sistema complessivo, forse avrebbero potuto trovare gambe in grado di correre.

Il turismo culturale può essere l’arma in più per far uscire la città dalle secche?
Per uscire dalle secche serve che il territorio possa contare su un’ossatura economica basata sul manifatturiero. Insieme a ciò, ma solo insieme, ogni altro elemento (turistico, vitivinicolo, enogastronomico, solo per fare esempi disponibili sul territorio) può contribuire allo sviluppo economico e territoriale. Pensiamo che, sia Gorizia, sia l’intera provincia, abbiano tutte le potenzialità e condizioni di favore non sufficientemente sfruttate né in passato, né oggi. In più oggi, differentemente che in passato, ci troviamo a fare i conti con una situazione di estrema criticità.

Quindi, lei è ottimista o pessimista?
Non tutto è perduto, se tutti sapranno assumersi piena responsabilità nell’ambito dei propri ruoli. È tardi, sarà difficile, ma come siamo riusciti a superare le avversità della guerra fredda, anche questa volta, tutti assieme, potremo farcela e trovare nuovi spazi di sviluppo e crescita. Questo è il messaggio che mi sento di lanciare.