ANZIANI E PERSONE SOLE DETTANO LE NUOVE ESIGENZE DELL’ABITARE IN FVG
Migliaia le case disabitate in regione che potrebbero essere riconvertite al social housing.Una demografia in netta evoluzione con una popolazione sempre più anziana e nuclei familiari che stanno rapidamente cambiando profilo, assottigliandosi a vista d’occhio; un patrimonio di abitazioni da efficientare dal punto di vista energetico, in assenza di risorse e lavoratori; case sfitte da ristrutturare con lo sguardo rivolto magari al social housing; un comparto dell’edilizia caratterizzato da piccolissime imprese e un bacino di addetti in uscita nei prossimi cinque anni e senza ricambio alle spalle. A rivelarlo uno studio commissionato dalla Filca Cisl Fvg e presentato stamani in anteprima a Palmanova.
A scattare la fotografia dell’abitare in Friuli Venezia Giulia, e di tutto ciò che lo muove, ed, in generale, del contesto regionale,
è uno studio commissionato dalla Filca Cisl regionale ai ricercatori Francesco Peron e Stefano Dal Pra, e presentato oggi in anteprima dal Sindacato nel corso di un incontro e tavola rotonda a Palmanova, dal titolo “Il Friuli Venezia Giulia, tra passato, presente e futuro. Criticità, opportunità, sinergie”.
Il punto di partenza e le richieste della Filca Cisl Fvg “L’obiettivo della ricerca – spiega il segretario della Filca Cisl Fvg, Gianni Pasian – è quello di avere un quadro chiaro dell’abitare in Friuli Venezia Giulia, per poter gestire, e non subire, i molteplici cambiamenti in atto, che hanno e avranno un fortissimo impatto su tutto il settore edile e l’occupazione. Basti pensare a come stanno cambiando i nuclei familiari o, ancora, alle nuove direttive europee rispetto all’efficienza energetica, senza contare, nell’ambito dell’occupazione, la mancanza di ricambio generale degli addetti. Cambiamenti che dovranno essere tenuti in considerazione anche per ripensare l’ingente patrimonio immobiliare della regione, in buona parte in disuso, e mettere in atto strategie a favore del lavoro”. “Le criticità con cui abbiamo a che fare, sono evidenti – incalza Pasian – ma lo sono anche le opportunità: per quanto ci riguarda, ad esempio, la possibilità di immaginare un nuovo modello unico del settore delle costruzioni, vale a dire contratto e sistema bilaterale regionale che elimini il dumping contrattuale oggi esistente; il rilancio della contrattazione di II livello, territoriale, regionale e aziendale, ma anche la realizzazione di un sistema di welfare di prossimità/comunità vicino alle esigenze di tutti i cittadini, ad esempio attraverso l’housing sociale. Altro tema cruciale, poi, quello della legalità e sicurezza, con la necessità di attenzionare minuziosamente soprattutto gli appalti e subappalti che giocano sul massimo ribasso con le conseguenze sotto gli occhi di tutti”.
La fotografia e le interconnessioni Per avere un quadro di prospettiva dell’abitare in regione, è necessario partire dalla situazione demografica, che in Friuli Venezia Giulia registra una forte contrazione, fino al 2011 mitigata dagli ingressi degli stranieri ed oggi complessiva, soprattutto per quanto attiene la fascia di popolazione più giovane (0-40 anni). In netto aumento sono, invece, gli anziani, addirittura triplicati negli over 80. Gli stranieri si attestano al 9,7% della popolazione residente, concentrandosi prevalentemente sulle province di Gorizia e Pordenone. Accanto al dato demografico a determinare le politiche abitative dovrebbe essere anche il quadro mutevole dei nuclei familiari: si stima, infatti, che da qui a 20 anni, le persone sole cresceranno di 5 punti percentuali, mentre rimarranno stabili le coppie senza figli e diminuiranno quelle con. Le persone sole già ad oggi rappresentano il 34,1% (pari a 390mila 739) e nel 2041 sfioreranno il 40%. Sommando le persone sole e le coppie senza figli, siamo al 56,8%, percentuale che nei prossimi vent’anni arriverà al 63,2%. Delle 565mila famiglie, sono solo 5mila le famiglie con 6 o più componenti, meno dell’1% del totale.
Le abitazioni in Friuli Venezia Giulia Dal 1971 al 2021 il numero di abitazioni in Fvg è quasi raddoppiato, passando da 420mila a 730mila unità immobiliari, concentrate in massima parte sul territorio udinese (335mila 223). Si tratta, tuttavia, di una crescita sbilanciata perché il peso delle abitazioni non occupate è passato da 1 casa su 10 (11,3%) a quasi 1 ogni 4 (23,7%). “E’ chiaro – sottolinea Pasian – che di fronte a questi dati si pone la domanda se oggi come oggi sia più utile costruire o invece ristrutturare, anche a favore del social housing, dando così nuova vita alle 173mila case non occupate in regione, fornendo al contempo alloggi accessibili a persone e famiglie non in grado di permettersi una casa stabile e sicura al costo di mercato”.
La questione energetica In Friuli Venezia Giulia, tra gennaio 2015 e luglio 2023, sono stati registrati 124mila 633 attestati di prestazione energetica/APE, soprattutto legati a passaggi di proprietà (59,9%). Delle case certificate dal punto di vista energetico, tolte quelle costruite prima del 1945, la maggior parte risale tra il 1946 e 1991, vale a dire che 1 casa su 5 ha oltre 78 anni. Pensando alle case che nei prossimi anni, anche in virtù delle direttive europee, dovranno subire interventi di adeguamento energetico, attualmente 1 casa su 4 (26,6%) si trova in classe G, l’ultima delle classi disponibili, a fronte del 10,7% appartenenti alle classi A (1-2-3-4). Prendendo, dunque, a riferimento le 557mila 109 abitazioni occupate in Friuli Venezia Giulia, entro il 2030, 270mila case (48,5%), attualmente in classe G e F, saranno tenute a fare uno o due salti di classe energetica per raggiungere la E, mentre entro il 2033, tutte le abitazioni dovranno essere in classe D; questo significa che le case sulle quali si dovrà intervenire saranno 363mila 268. “Se consideriamo i dati del super bonus e quindi un investimento medio di 100euro per abitazione e lo moltiplichiamo per le 363mila 268 case da efficientare al 2033, servirebbero 36miliardi di euro, una cifra davvero faraonica difficile da reperire dal privato” – spiega ancora Pasian.
La questione lavoro Tuttavia al problema risorse si aggiunge quello, altrettanto incidente, della manodopera. Se il super bonus ha fatto registrare un incremento di occupati nel settore delle costruzioni (che oggi rappresentano il 6% degli occupati totali del Fvg), il vero problema è l’anagrafe della forza lavoro e la mancanza del ricambio generazionale. I lavoratori edili (circa 20mila 603 in totale in Fvg) fino a 39 anni sono, infatti, quasi il 40% a fronte del 60,7% di quelli tra i 40 e gli over 60. “Mancano i lavoratori della fascia giovane, dagli operai comuni a quelli specializzati – incalza il segretario della Filca Cisl Fvg – ed oggi le fasce di addetti dai 14 ai 50 anni sono garantite in massima parte dagli stranieri che oggi, su quel target d’età, sono quasi il 77% contro il 57% degli italiani. A preoccuparci tuttavia è soprattutto il fatto che nei prossimi cinque anni ci sarà una fuoriuscita dalle Casse Edili per pensionamento di un 30% di addetti, che non sappiamo come verranno compesati”. Quanto alle imprese, sono 10mila 445 quelle operanti in regione, in massima parte di piccole dimensioni, ovvero fino a 5 dipendenti (62,3%). “E’ chiaro che siamo di fronte ad un problema strutturale che ci porta a domandarci quanto possa essere sostenibile che con queste risorse possa essere soddisfatta sia la cantieristica ordinaria, sia i 12mila cantieri attualmente aperti con il 110%, sia l’efficientamento energetico di 360mila casa entro i prossimi dieci anni. Siamo dinnanzi ad uno scenario che ci impone di guardare in prospettiva, iniziando a mettere in pista politiche di lunga gittata e un modello di formazione continua ancora più mirata e ricercata, di usare bene le risorse del PNRR e sbloccando urgentemente i crediti del 110% a salvaguardia di tutto il tessuto produttivo coinvolto” – conclude Pasian.
Trieste, 22 settembre 2023