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SUL COMPARTO UNICO DISINFORMAZIONE E ACREDINE

Attacchi denigratori, probabilmente dettati da un’avversità personale contro il Comparto Unico: la Cisl Fvg non ci sta dinnanzi alle dichiarazioni del sindaco di Gemona, Urbani. “Il Comparto Unico non solo è stata una scelta imposta dalla specialità della nostra Regione – chiarisce subito il segretario generale del Sindacato, Giovanni Fania – ma oggi risulta funzionale, se non indispensabile, alle stesse riforme in atto, a partire dall’abolizione delle Province, per non parlare delle Uti”.
Giù le mani, dunque – per la Cisl Fvg – da un progetto tutt’altro che dispendioso, basti pensare che dal 2010 al 2015 gli Enti Locali hanno avuto un saldo negativo del personale di circa 2mila unità con un risparmio di spesa di oltre 306 milioni per il mancato turn over, senza contare i 76 milioni annui per due tornate contrattuali mancate e, non da ultimo, la mancata formazione del personale e la mancata sostituzione del part time con i soldi che vanno nei bilanci, a fronte di un aumento di consulenze, di lavoratori precari e interinali. E non sono certo colpa del Sindacato – incalza Fania, in una nota stampa – i ritardi nella concretizzazione delle scelte politiche del passato. Per la Cisl Fvg si può parlare di Comparti Unico, ma non mistificare le cose, soprattutto mettendo gli uni contro gli altri i lavoratori, in una logica che “appartiene alle peggiori tradizioni padronali”.
“Urbani – aggiunge Fania – forse dimentica che il Comparto Unico è stato istituito per legge in una Regione a statuto speciale, che, quindi, a differenza di quelle ordinarie, ha ben più competenze in molti settori dell’amministrazione pubblica, con maggiori responsabilità e impegni da parte dei lavoratori. Quanto poi a sostenere che il Comparto Unico è costoso, Urbani omette di dire che grazie alla volontà dei Sindaci oggi si spendono 16 milioni di euro per mille posizioni organizzative, alla faccia degli altri 13mila dipendenti del Comparto Unico, dal 2009 senza rinnovo contrattuale, come tutti gli altri settori pubblici (sanità, agenzie, ministeri, Inps, Inail e tutti i settori privati che operano nel pubblico). ”. Il Comparto Unico – chiude la nota cislina – è lo strumento che garantirà le riforme, in termini di flessibilità e riorganizzazione e, di conseguenza, qualità ed efficienza dei servizi: tutto il resto è demagogia che non aiuta al miglioramento del sistema nel suo complesso”.