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FRIULI VENEZIA GIULIA, SEMPRE PIU’ TERRA DI IMMIGRAZIONE

Se l’Italia è ormai uno dei grandi Paesi europei d’immigrazione, anche il Friuli Venezia Giulia sta consolidando rapidamente la presenza degli stranieri, oggi oltre 107mila 500 (in particolare rumeni, albanesi e serbi), vale a dire l’8,8% della popolazione residente. Di fronte ad un quadro sociale in costante mutamento – complici anche i nuovi flussi migratori dettati dalle guerre in Medio Oriente – molti sono i problemi da risolvere, emersi stamani nel corso dell’assemblea regionale dell’Anolf, l’associazione promossa dalla Cisl, che si occupa di tutelare i diritti degli stranieri nel nostro Paese, con progetti ed assistenza, anche legale, mirati. “Il lavoro che dobbiamo portare avanti – entra subito nel merito, il neo presidente Ahmed Elmi Faghi – riguarda la definizione di una visione comune sullo sviluppo dell’integrazione nella nostra regione, realizzando un sistema razionale di governo dell’immigrazione (flussi, permessi, rinnovi, ricongiungimenti, etc…) attento alle esigenze del sistema produttivo e delle comunità locali e rispettoso della dignità del lavoratore immigrato e della sua famiglia”. Se, dunque, l’integrazione è il primo traguardo cui puntare, superando diffidenze e paure, l’elenco dei problemi cui mettere mano, anche in Friuli Venezia Giulia, è lungo, aggravato dagli avvenimenti recenti. La priorità – è stato evidenziato anche dai molti interventi – riguarda il miglioramento delle norme e delle procedure amministrative, non idonee, se non addirittura in alcuni casi fallimentari in termini di tempo e di aspettative. Basti pensare, ad esempio, ai permessi di soggiorno, il cui rinnovo non solo è costoso (parliamo anche di cifre che si aggirano attorno agli 800 euro), ma soprattutto accidentato da ritardi burocratici e silenzi che possono anche durare mesi, con pensantissime conseguenze come l’impossibilità, se non ottenendo un permesso temporaneo ad hoc, di lasciare e rientrare nel nostro Paese o di disporre della carta sanitaria. Tuttavia – per Faghi – si deve agire anche per contrastare le discriminazioni ancora molto presenti, oltre ad agire in modo deciso contro il lavoro nero e il sommerso o, ancora, nel risanamento delle zone degradate del nostro territorio, che possono alimentare tensioni e malesseri. “Il nostro obiettivo – sintetizza Faghi, ricordando la stretta sinergia con la Confederazione regionale della Cisl, richiamata anche dal segretario generale, Giovanni Fania –  è quello di implementare i nostri servizi nelle pratiche quotidiane, rafforzare le iniziative in corso come, ad esempio, il banco alimentare, ma anche sviluppare una cultura della condivisione, nell’ottica di autentica integrazione”. “L’importante – sollecita il presidente nazionale, Mohamed Saady – è lavorare assieme con spirito di collaborazione e sinergia, sollecitando politiche di integrazione, che non siano solo quelle di emergenza, oggi sposate dal Governo. Servono, invece, interventi di lungimiranza, molto più che in passato, risposte concrete che riguardano le donne, i minori, gli immigrati che hanno perso il lavoro e che sono regolari; serve avere una visione chiara e strategica sulla questione dell’immigrazione, garantendo le condizioni, in primis quelle economiche e la cittadinanza, che possono assicurare la convivenza pacifica”.
 
L’immigrazione in Italia
Popolazione straniera all’inizio del 2015: 5.104.00 (+92.000 unità sul 2014), di cui oltre la metà (2,6 ml) cittadini europei.
 
Persone in accoglienza, tra richiedenti asilo e rifugiati, a gennaio 2016: 120.000. L’Italia ha una media di richiedenti asilo per abitante attorno a 1,2 persone ogni 1.000 abitanti.
L’ammontare complessivo della spesa pubblica per l’accoglienza dei richiedenti asilo nel 2015 è stata dello 0,14% della spesa pubblica complessiva.
 
Le entrate fiscali e previdenziali ricollegabili ai lavoratori immigrati nel 2013 sono ammontate a 16,6 miliardi, a fronte di uscite pari a 13,5 miliardi, con un saldo positivo.
 
129.887 sono i cittadini stranieri che nel 2014, nonostante di una legge molto restrittiva, hanno acquisito la cittadinanza (+29%).