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AGGRESSIONI AL PERSONALE SANITARIO: ECCO IL PIANO CISL

In Fvg, dai dati dell’Osservatorio nazionale, sono 629 gli operatori convolti, per oltre i 2/3 donne. Ecco il “piano Cisl”: Misure più stringenti, formazione, organizzazione del lavoro, tutela legale e maggiore riconoscimento degli infortuni

Un fenomeno in crescita e che deve mettere tutti in allerta, quello delle aggressioni al personale sanitario, che anche in Friuli Venezia Giulia ha assunto i contorni di una vera e propria emergenza. A dirlo, sono i dati riferiti dall’osservatorio nazionale e oggi portati alla luce nel corso di una tavola rotonda promossa da Cisl Fvg ed Fp Cisl, assieme al Punto di Ascolto Anti Mobbing di Pordenone e alla Cisl territoriale. Stando, infatti, all’ultimo report disponibile (il prossimo è atteso per aprile), sono 629 gli operatori del sistema sanitario pubblico che sono stati vittime di violenza fisica o verbale; 2/3 di questi sono donne. Parliamo, in particolare, di infermieri (365) e oss (113), ma anche, sebbene in misura molto più contenuta, di medici chirurghi (70) ed altre figure professionali, come anche le assistenti familiari. Contrariamente a quanto fanno emergere i fatti di cronaca, le aggressioni, ricorrenti in tutte le fasce orarie, non riguardano soprattutto i pronto soccorsi (71), bensì le aree di degenza degli ospedali (135) e gli ambulatori (64), oltre ai servizi psichiatrici anche territoriali e per le dipendenze. Gli atti di violenza sono specialmente di natura verbale (420) a fronte dei 141 casi di aggressioni fisiche e derivano in massima parte da utenti e pazienti (343 casi segnalati), oltre che da parenti, caregiver e conoscenti (128).

“L’obiettivo di oggi – ha spiegato in apertura di lavori la coordinatrice del Punto di Ascolto, Chiara Tomasella – è quello di instaurare un dialogo costruttivo tra esperti del settore, della sanità, associazioni di categoria per condividere buone pratiche, individuare soluzioni efficaci e promuovere una cultura della sicurezza che coinvolga tutti gli attori del sistema sanitario.” “Con il Punto di Ascolto – continua Tomasella – tocchiamo con mano il disagio e le vessazioni in ambito lavorativo. Scopo di questo convegno per noi è intercettare i lavoratori e le lavoratrici che si trovano a vivere situazioni di difficoltà, disagio e vessazione e fornire loro supporto, aiuto e strategie concrete di uscita rispetto alla problematica segnalata con uno strumento di tutela completamente gratuita nel massimo rispetto della loro privacy”

“Purtroppo le aggressioni sono sempre più frequenti e rappresentano il più importante fattore di rischio professionale per la salute degli operatori sanitari, tenuto conto che l’abuso, la minaccia, le aggressioni fisiche e verbali in ambito lavorativo hanno conseguenze rilevanti sul benessere e sulla salute psico-fisica, con gravi ripercussioni sulla qualità della vita in generale e sul senso di sicurezza lavorativa ed esistenziale – spiega per la Cisl Fvg, la segretaria Renata Della Ricca, ricordando anche che proprio il 12 marzo è la Giornata Nazionale di Educazione e Prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari”. Per la Cisl Fvg uno dei punti fondamentali riguarda le misure previste per decreto nel 2024 a contrasto del fenomeno: “è chiaro – incalza Della Ricca – che si tratta di misure insufficienti e che andrebbero implementate ulteriormente anche per favorire un rinnovato rapporto di fiducia tra cittadini e personale sanitario”. Parallelamente – sempre per il Sindacato – occorrerebbe intervenire anche su quei fattori che aumentano il rischio di aggressioni e che sono riconducibili sia alle caratteristiche del lavoro di cura, sia a elementi organizzativi: ambiente e organizzazione del lavoro e del servizio, carenza di personale, eccessiva affluenza di utenti in alcune sedi, disponibilità di risorse.  “Chiediamo anche – va a fondo per la Fp Cisl Fvg, Aurora Pallaveshi, che l’ospedale lo conosce bene – programmi di formazione del personale per la gestione delle situazioni critiche e campagne di sensibilizzazione della cittadinanza per stigmatizzare la violenza”.

Altro aspetto critico su cui si dovrebbe intervenire è quello fatto emergere dal presidente del patronato Inas Cisl, Gianluigi Pauletto. “Uno dei problemi cruciali – spiega – è che molto spesso l’Inail non riconosce l’infortunio. Può accadere, per esempio, che un operatore venga aggredito nel parcheggio dell’ospedale, quindi non tecnicamente sul posto di lavoro o durante il servizio. Oppure può succedere che l’aggressione non provochi danni fisici poiché solo verbale. In questi due esempi, l’Inail non riconosce l’infortunio”. Oltre il danno, dunque anche la beffa. “Di fatto non si tiene conto che, ad esempio, reiterate aggressioni verbali possono portare a situazioni di stress lavoro correlato e al burnout. Per questo è fondamentale farsi assistere anche dal Patronato per portare avanti le domande di infortunio e malattie professionali”.

“Purtroppo – ha concluso il coordinatore della Cisl di Pordenone, Denis Dalla Libera – poco è stato fatto ancora per una valutazione del rischio per la salute e sicurezza e per l’attuazione di quelle attività di prevenzione necessarie per un lavoro sicuro. Tuttavia, l’intervento di personale addetto alla sicurezza risolve solo parzialmente il problema: serve un’azione mirata per la formazione degli operatori sanitari, ma è essenziale anche il lavoro del managment che deve verificare che i lavoratori abbiano un adeguato addestramento nell’affrontare le situazioni di pericolo, oltre ad incoraggiarli nel segnalare tali situazioni”.

Alla tavola rotonda sono intervenuti anche Giuseppe Tonutti, Direttore Generale Asfo e Cro di Aviano, l’avvocato Teresa Dennetta e la psicologa Dott.ssa Nadia Sollazzo del Punto di Ascolto Antimobbing.