COMUNITA’ MONTANE: NON ANCORA CHIARO IL DISEGNO COMPLESSIVO
di Franco Colautti, Segretario Generale Cisl Alto Friuli
Gemona, 20.7.2009
Alla fine ci siamo arrivati.
Il più volte annunciato intervento sulle Comunità Montane sta diventando realtà.
Certamente tra la cancellazione tout court ed il commissariamento c’è una bella differenza, anche se immaginare un periodo troppo lungo di gestione ordinaria potrebbe portare gli enti ad una lenta agonia.
Quello che però ci pare tuttora irrisolto e non chiarito è quale è il disegno complessivo che riguarda il governo delle zone montane della nostra regione.
Quale sarà “il luogo” dove si farà programmazione, coordinamento, sviluppo?
Un assessorato regionale alla montagna? La provincia? Un ente intermedio da immaginare? Un coordinamento dei comuni di vallata, ancora da realizzare, o questi solamente?
Certamente la trasversalità delle politiche che riguardano i temi della montagna richiede fortissime capacità di intervento sulle politiche industriali; sull’agricoltura, sulla viabilità, le infrastrutture, l’energia; sulla casa; sull’istruzione, ecc. ecc.
Come sindacato, e come Cisl in particolare, da anni chiediamo e sollecitiamo di procedere a definire un quadro certo di assetti istituzionali che siano congruenti alla necessità di definire una volta per tutte chi e come si interviene sulle politiche di sviluppo della montagna.
Avevamo atteso con fiducia e speranza il progetto montagna varato dalla giunta precedente. Attesa vanificata dagli esiti elettorali (che non ci permettiamo di giudicare) che ne hanno stoppato il percorso, sia pure debole sotto molti aspetti.
Quello che manca è un quindi un vero “patto”, capace di dare slancio al comprensorio, alle sue imprese ed anche al turismo.
Creare insomma un vero e proprio sistema a rete e di promozione, favorendo l’attuazione di iniziative tese a favorire ed incentivare la nascita di nuova imprenditorialità ed investendo nella formazione mirata di nuove figure professionali e di alte specializzazioni.
E’ indispensabile rafforzare la rete infrastrutturale materiale e immateriale per consentire una migliore qualità della vita, evitando così l’isolamento degli anziani e l’emigrazione dei giovani. Occorrono quindi politiche per la casa (le giovani coppie, la questione delle troppe case vuote) e per i trasporti (istituzione di servizi a chiamata, realizzazione di collegamenti con le frazioni); è improcrastinabile garantire a tutti l’accesso alla banda larga.
Timore abbiamo anche per la ricaduta sul territorio delle recenti manovre sulla scuola, i cui effetti non sono ancora completamente quantificabili, e per il persistere delle criticità del servizio postale.
Un contesto ambientale così fragile, ma anche così ricco di potenzialità per la sua bellezza, richiede infine l’adozione di serie politiche di salvaguardia.
La vivacità del dibattito che sta interessando oltre che il sindacato anche la società civile friulana (l’”Assemblea dei Cristiani per la Montagna” e il “Progetto per il Friuli” ad esempio) testimonia la necessità di individuare, con rapidità, soluzioni concertate e discusse per un “buon governo” del sistema.