IL XII CONGRESSO SEGNA LA REGIONALIZZAZIONE DELLA CISL FVG
Sarà ricordato come il congresso della regionalizzazione, quello – il XII per la precisione – iniziato oggi per la Cisl del Friuli Venezia Giulia. Appuntamento da stamani al centro culturale Bratuz di Gorizia, per i quasi 200 delegati che domani saranno chiamati anche ad eleggere il nuovo segretario generale del Sindacato. Accanto alla riorganizzazione della struttura e alla realizzazione di un’unica Cisl regionale più snella e funzionale, altra novità lanciata dal congresso riguarda il passaggio generazionale, ovvero il testimone che Giovanni Fania ha consegnato ad Alberto Monticco, domani alla prova delle urne.
Il segretario uscente Davanti alla platea di delegati, di istituzioni (in prima fila anche la governatrice Debora Serracchiani e l’ex presidente della Regione, Renzo Tondo, oltre a molti rappresentanti del mondo politico ed economico) e della segretaria nazionale Giovanna Ventura, Fania va dritto al punto: “Dopo 40 anni di Sindacato, di cui gli ultimi spesi al vertice, lascio una Cisl solida, responsabile, accreditata con tutti i nostri interlocutori” – commenta, ricordando nella sua relazione gli anni difficili della crisi, le battaglie, ma anche le vittorie conquistate. “Oggi più che mai – è l’appello accorato – occorre ritrovare la capacità di immaginazione, di guardare lontano, di essere pragmaticamente ottimisti. Solo così, solo diventando costruttori di opportunità, potremmo emanciparci dalla crisi e dalle avversità”.
Le cose da fare Anche in Friuli Venezia Giulia le sfide da affrontare sono molteplici e per Fania richiederanno l’impegno di tutti, il saper lavorare, come avvenuto in questi anni difficili, fianco a fianco: Sindacato, imprese, politica. Priorità assoluta e parola d’ordine, creare azioni positive a favore del lavoro, partendo dalle politiche industriali, oggi ancora poco incisive. Le opportunità, in una regione come la nostra – si legge nella relazione del segretario uscente – certo non mancano, ma occorre metterle a sistema, farle diventare strutturali, e disancorate dalle futili logiche campanilistiche. “Penso alla creazione di un grande hub intermodale, condiviso con Veneto e Trentino e che trovi nei porti di Trieste, Monfalcone e San Giorgio di Nogaro i suoi sbocchi naturali; ma penso anche a tutto quello che può ruotare attorno alla cosiddetta economia del mare; o ancora a fare in modo che le imprese, specialmente di piccole dimensioni, possano crescere e diventare funzionali all’interno di filiere delineate, diventando anche il “retrobottega” delle grandi aziende presenti in regione”. “Senza contare le opportunità che verrebbero da un sistema regionale della ricerca, capace di mettere assieme gli enti dedicati, la formazione e l’impresa. Non dimentichiamo, infatti, che il Friuli Venezia Giulia vanta un tasso di attrazione pari al 4%, a fronte dello 0,004% nazionale”. “Queste sono risposte strutturali che vanno date con urgenza, altrimenti il numero delle persone in difficoltà – che oggi contiamo in quasi 100mila (tra disoccupati, lavoratori a rischio e giovani neet), sarà destinato a crescere esponenzialmente. Resta, poi, per la Cisl, aperto il capitolo delle riforme necessarie avviate in Friuli Venezia Giulia, accanto a quelle per cui, a livello nazionale, si chiede una accelerata (così, ad esempio, sul fisco). “Occorre andare avanti sulla strada intrapresa – commenta Fania – sia per quanto riguarda la riforma delle Uti, che però va meglio chiarita ed affidata ad una regia capace anche di tenere conto della professionalità delle persone, sia del sistema socio-sanitario, che ha affrontato alcuni temi, ma lasciato scoperte ancora molte questioni: penso alle liste d’attesa, al ruolo dei medici di medicina generale, ma anche dei distretti, solo per citarne alcune”.
Inclusione sociale “La nostra attenzione deve poi essere costantemente rivolta anche a tutti coloro che si trovano in difficoltà” – incalza Fania nella sua relazione, dove c’è spazio anche per affrontare il tema dell’emergenza povertà. Sono, infatti, 582mila le famiglie italiane in stato di povertà assoluta, 10mila le persone che si trovano in questa situazione, nel solo Friuli Venezia Giulia ed a cui vanno aggiunte quelle comunque in difficoltà. Cifra che sale, dunque, se si considerano gli accessi, ad esempio, al Banco Alimentare, oltre 33mila. E’ chiaro che su questi temi, così come su quelli dell’occupazione in generale, una partita importante dovrà essere giocata dalla contrattazione di II livello. Saranno gli accordi, ad esempio, ispirati al welfare e legati alla produttività, a dare ossigeno ai lavoratori”.
La regionalizzazione
Abbiamo deciso di riorganizzare dall’interno la struttura per dare risposte più efficaci alle persone ed immettere maggiori risorse sui territori, a favore della prima linea e dei delegati sui posti di lavoro. “Considerato che ormai tutte le partite legate al lavoro, così come le trattative, si svolgono su una dimensione regionale e considerata la necessità di essere ancora più snelli e veloci nel nostro operato quotidiano, la scelta è stata obbligata”. Una scelta, peraltro, sancita dallo scioglimento, avvenuto le scorse settimane, di tutte le Unione Sindacali territoriali. La riorganizzazione ha di fatto portato alla realizzazione di un’unica Cisl regionale, con risparmio di costi e maggiori risorse sui territori.
Alcuni numeri
La prima giornata congressuale è stata l’occasione anche per presentare il bilancio sociale della Cisl Fvg. Un bilancio sociale che evidenzia l’attività e l’impegno svolto negli ultimi anni ed i risultati positivi raggiunti, a favore degli oltre 105mila iscritti certificati. Un impegno che si è tradotto in proposte avanzate alla Giunta regionale, nella contrattazione, in studi e ricerche e che evidenzia anche la sinergia tra la Confederazione regionale, le federazioni, gli enti ed i servizi della Cisl. E, a proposito di questi ultimi, non possono che essere messe in luce le ottime performance registrate: così quella dei Caf, che nel solo 2015, ha “sbrigato” 180mila pratiche e che rappresenta il primo Caf del Friuli Venezia Giulia; o, ancora i 161mila casi trattati dall’Inas tra il 2013 e il 2015 o le ricadute dell’attività svolta dagli uffici vertenze, con (dato parziale) oltre 4milioni di euro recuperati a favore dei lavoratori, attraverso i contenziosi e le conciliazioni.