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L’economia, la crisi e l’assenza della politica

L’andamento dell’economia e del lavoro in regione, particolarmente in provincia di Udine, pretende il molto friulano “darsi da fare” e l’ottimismo della volontà. Certamente a causa di una crisi internazionale, ma anche a causa di criticità proprie, le sofferenze del sistema produttivo friulano continuano, eccome! Solo alcuni dati. L’area friulana alimenta oltre l’80% del Pil e degli occupati dell’industria regionale e l’export, fondamentale soprattutto per Udine e Pordenone, nel 2009 è calato del 25,1% a Udine dove, nell’ultimo trimestre di cui i dati sono disponibili (novembre 2009-gennaio 2010), è calato di un ulteriore 19,5%. In regione la Cassa integrazione guadagni in marzo ha raggiunto i 2,2 milioni di ore dopo gli 1,9 di gennaio e i 2 di febbraio. In Friuli Venezia Giulia si sono registrati 6,1 milioni di ore integrate nel 1º trimestre di quest’anno, contro i 2,1 del 1º trimestre 2009 e le 902 mila dell’analogo periodo del 2008. In provincia di Udine, in marzo, le ore di Cig sono state 1,3 milioni. Nel 1º trimestre 2010, sempre a Udine, ci sono stati 3,1 milioni di ore integrate contro le 523 mila del 2009 e le 145 mila nel 2008, sempre riferite al primo trimestre dell’anno. Tutto questo in un contesto nazionale che non induce ad alcun facile ottimismo, in quanto le previsioni Eurostat attribuiscono all’Italia una crescita dello 0,7% in linea con la media europea, ma sotto la Gran Bretagna (0,9), l’Austria (1,1), la Francia e la Germania (1,2), la Slovenia (1,3) e gli Stati Uniti (2,2). Ciò è meglio di niente, ma nulla di più.
Una delle cause dell’attuale crisi è l’assenza della politica e il conseguente lasciar fare al solo mercato. La politica, invece, può e deve, anche nella nostra realtà, guidarci fuori da questa pessima situazione, ovviamente in concorso responsabile con le rappresentanze economiche e sociali. Aspettare che “passi la nottata”, confidando nella provvidenza, sarebbe colpevole, oltre che sbagliato e dannoso. Dopo tanti, troppi anni trascorsi a parlare d’altro, la politica ha difficoltà ad affrontare questioni concrete quali quelle economiche e sociali, ma è necessario lo faccia, subito, prima che sia davvero troppo tardi. Anche nella nostra regione.
Il sindacato friulano ritiene che l’offerta che le istituzioni danno al sistema delle imprese e del lavoro sia da riorganizzare e qualificare, approntando strumenti realmente utili e fruibili, rinsaldando così il rapporto tra le forze politiche, il territorio e le comunità. Rivisitazione e rilancio del pacchetto anticrisi varato nel giugno 2009, istituzione dell’assessorato all’Industria e all’artigianato, sostegno alla presenza sui mercati esteri, promozione degli investimenti innovativi, ritorno della Friulia alla sua missione di agenzia per lo sviluppo industriale sono, insieme con altri, gli elementi di impronta economica di cui discutere nelle prossime settimane, con disponibilità e in un confronto franco, argomentato e documentato, per poi prendere, qui e adesso, le necessarie decisioni e misure. Con un concreto ottimismo friulano, ancora intriso dello spirito responsabile e propositivo della grande iniziativa del 19 marzo. Si attendono da parte delle istituzioni e delle associazioni imprenditoriali locali risposte all’insegna della buona volontà.

Roberto Muradore
segretario generale dell’Ust Cisl dell’Udinese e della Bassa friulana