Paolini bacchetta il Nordest dei capannoni – Due ore di spettacolo a Maniago per il 60° anniversario di fondazione della Cisl Fvg
MANIAGO Oltre due ore di spettacolo intenso e appassionato, un pubblico caldo e numeroso – con le richieste pervenute in eccesso si sarebbero potute allestire almeno un paio di repliche – una tematica quanto mai attuale e forse poco dibattuta, almeno con queste modalità così dirette. Sono gli ingredienti della tappa maniaghese del recital di Marco Paolini, nell’ambito della terza edizione del “Festival delle Città Impresa”, che si concluderà oggi nella patria dei coltellinai.
Il percorso disegnato dall’autore è stato chiaro: il Veneto (ma l’intero Nordest non si discosta dai parametri) invaso dalla pellagra fino all’ultima guerra, mentre ora è soffocato dai capannoni industriali. Il recital – promosso in occasione del 60° anniversario della nascita della Cisl Fvg – è stato un invito a non rinunciare all’identità del paesaggio, alla forza dell’ambiente in nome, secondo l’attore, di un progresso artefatto che cela un’involuzione culturale prima che sociale.
Paolini ha preso di mira soprattutto il suo Veneto, soffocato da capannoni industriali, da "motor city" e da grandi opere: dal Mose all’autostrada Pedemontana, per finire al passante di Mestre, «che non fanno altro che deturpare l’ambiente, nella convinzione che bisogna fare finanza di progetto». «Una volta – ha ricordato l’attore – la zona tra Belluno e Treviso aveva la denominazione di "Zona depressa" ora il Montello è la "Beverly Hills" dei trevigiani».
Con tempi teatrali perfetti ha scandito poi la trasformazione di quella che era la "terra della pellagra" in "galassia della Pedemontana, paradiso del tessile, culla dei miliardari del Cartizze, patria di fabbriche e della commercializzazione del "fai da te", nonché un susseguirsi di rotatorie per auto».
Uno show apprezzato dalle tante persone accorse a Maniago dall’intero Friuli Venezia Giulia, scoprendo una città dedicata all’accoglienza degli ospiti, ottima vetrina per futuri ritorni in termini turistici. Forse anche questo è il messaggio che Paolini voleva dare e che la città dei coltelli ha voluto cogliere.