Primo Maggio, l’appello del sindacato: «Investimenti per far rinascere Trieste»
CORTEO E COMIZIO DI CGIL, CISL E UIL IN PIAZZA UNITÀ: «SIAMO IN CINQUEMILA»
Primo Maggio, piazza San Giacomo, ci si prepara per il corteo. Si alzano le bandiere e si srotolano gli striscioni. In testa Cgil, Cisl e Uil, dietro si sistemano gli altri, il gruppo dell’Osservatorio donne del Pd, gli operai della Wärtsilä, della Ferriera. Pian piano monta la marea, prende posto la Cgil funzione pubblica, i lavoratori dei trasporti e quelli della conoscenza: scuola, università e ricerca. Si studiano le misure, il Comitato 1 marzo 2010 si sistema lungo lo striscione "Siamo tutti stranieri e antirazzisti".
Il corteo pian piano si compone e la marea si ingrossa e scende: via Caprin, via Mulino a vento. In piazza Garibaldi si aggiungono il sindacato dei pensionati e il sindacato di polizia. La marea sale, qualcuno rimane a guardare per un saluto, garofano rosso in mano e lascia passare. In largo Barriera ci si infila con gli amici per continuare assieme.
Neppure uno slogan urlato. Sono finiti i tempi in cui la piazza faceva consenso, quando la voce di uno, cento, mille, la rabbia dei lavoratori arrivava dritta ai tavoli della trattativa? La marea è silenziosa, ma c’è. Cinquemila, diranno poi i sindacati. Una voce sale da uno dei lavoratori della conoscenza: «Oggi non è la festa dei lavoratori, ci hanno fatto la festa». «Siamo tutti annichiliti dalla crisi», dice amareggiato qualcuno. Rassegnazione?, si interroga una donna vestita di viola. Anche gli operai tirano avanti dietro agli striscioni della Wärtsilä, della Ferriera e della Fiom. La Fincantieri non c’è, o almeno non si è fatta vedere con uno striscione. All’appello risponde solo Marco Toncelli, consigliere comunale del Pd e dipendente Fincantieri. Mentre, oggi, in 85 finiranno in cassa integrazione.
Lavoro, legalità, solidarietà, lo slogan del Primo Maggio 2010. Apre Luciano Bordin, segretario della Cisl di Trieste. «Oggi siamo qui per lottare contro chi tenta di mettere in discussione l’universalità del Primo Maggio. Lavoro ai giovani e alle persone di mezza età. Contratti dignitosi per i precari e per gli stranieri. E una buona riforma del fisco». Igor Castellani del patronato Inca-Cgil parla anche a nome della minoranza slovena. «Bisogna attuare la legge di tutela, non c’è solo la crisi ma anche il rischio di una deriva verso il populismo e l’autoritarismo». Chiude Luca Visentini della Uil: «Il Primo Maggio quest’anno cade nel cuore della crisi, la peggiore dal dopoguerra. A Trieste è arrivata in ritardo e ci metterà di più a scomparire. Chiediamo provvedimenti, politiche strutturali, analisi e investimenti seri. Gli ammortizzatori sociali non possono essere sufficienti. Lanciamo un appello alle istituzioni affinché si mobilitino per farsi sentire a Roma per far rinascere Trieste, un territorio che sta morendo. Chiediamo che il mondo del lavoro venga ascoltato». Sale poi sul palco Gianfranco Schiavone del Comitato primo maggio. «Il 10% del Pil è frutto del lavoro degli stranieri. A Trieste abbiamo lanciato un appello nazionale per la dignità del lavoro dei cittadini italiani e stranieri, no alla sanatoria truffa».