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Cave del Predil punta tutto sul rilancio dell’economia

Tarvisio. Un centinaio di persone ha partecipato alla manifestazione organizzata dalla Cisl Alto Friuli in un luogo simbolo per la lotta sindacale

La Cisl dell’Alto Friuli ha scelto Cave del Predil per celebrare il Primo Maggio. Un luogo simbolo per la lotta sindacale, con la nascita, il 19 settembre 1948, del Libero sindacato minatori. Un messaggio di auspicio per la rinascita di questa località, che dopo la chiusura della miniera ha vissuto momenti piuttosto difficili, ma che ora pare aver imboccato la strada della ripresa e del rilancio. Un centinaio di persone sono arrivate ai piedi del monte Re per partecipare alla festa dei lavoratori, alla quale sono intervenuti il segretario della Cisl Alto Friuli Franco Colautti, il segretario generale della Cisl del Fvg Giovanni Fania, il sindaco di Tarvisio Renato Carlantoni, i consiglieri regionali Franco Baritussio e Sandro Della Mea. C’era anche il commissario di Cave Luciano Baraldo, alla prima uscita pubblica dopo il grave problema di salute che l’ha colpito. «Il Primo maggio – ha affermato Colautti – non deve essere solo una festa, ma rappresentare un’opportunità di riflessione particolarmente oggi, in un contesto economico e sociale così fragile, dove le nostre debolezze possono diventare alibi per comportamenti che mettono in discussione i valori che il sindacato porta avanti e che sono racchiusi nel significato di questa festa. Occorre – ha aggiunto – rimettere al centro della nostra azione la persona, passando dal “diritto al lavoro” ai “diritti nel lavoro”». Tra gli intervenuti, anche Mauro Zamolo, lavoratore della “Weissenfels Tech-Chains”, che ha portato la propria testimonianza sulla vicenda delle storiche acciaierie di Fusine. Ha poi preso la parola il sindaco Carlantoni, che ha ringraziato la Cisl per aver organizzatole celebrazioni del Primo maggio a Cave, «emblema – ha chiarito – delle promesse non mantenute».

«Dopo la chiusura della miniera nel 1991 – ha proseguito – l’attesa riconversione dei posti di lavoro non c’è stata, e Cave è stata defraudata di qualcosa che le spettava di diritto. E così è avvenuto anche in seguito, con i mancati introiti delle centraline idroelettriche, che ora, grazie ad un accordo in via di definizione con la Regione, potranno tornare al territorio. Basta furti al patrimonio dei tarvisiani». La cerimonia si è chiusa con la deposizione di una corona di fiori al monumento del minatore, per ricordare tutti i lavoratori e tutti i caduti sul lavoro.

Alessandro Cesare