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Metalmeccanica, la crisi non è alle spalle

Stamani a Pordenone il direttivo della Fim Cisl regionale. 620 aziende ancora nell’occhio del ciclone ed oltre 14mila lavoratori interessati dagli ammortizzatori sociali
Il segretario regionale di categoria, Alberto Monticco: "Distrutta la filiera produttiva, ora servono adeguate politiche attive del lavoro" 

La crisi non è alle spalle e di certo il comparto metalmeccanico non ne uscirà meglio di come ci è entrato: a lanciare l’allarme è la Fim Cisl del Friuli-Venezia Giulia dal palco del suo direttivo, riunito stamani a Pordenone. A confermare il trend negativo del settore, malgrado qualche timidissimo segnale di ripresa della siderurgia, sono i numeri sciorinati oggi: quasi 9 milioni di ore di cassa integrazione (tra ordinaria e straordinaria) autorizzate nel 2009 (sui 17milioni complessivi) a fronte del milione 600mila del 2008, il netto peggioramento registrato a marzo scorso e soprattutto i numeri complessivi che vedono, a livello regionale, coinvolte dalla crisi ben 620 aziende del comparto per un totale di 14.121 dipendenti interessati dagli ammortizzatori sociali, su 25.688 occupati nelle stesse aziende, vale a dire oltre il 50% (si veda tabella allegata). E se – stando ai dati diffusi dalla categoria cislina – alcuni territori stanno soffrendo di meno, avendo già pagato dazio (vedi l’Alto Friuli), altri rimangono fortemente penalizzati, con molti nodi critici da sciogliere e spade di Damocle puntate sulla testa dei lavoratori. Solo per citarne alcuni, basti pensare alla probabile "perdita secca" di mille posti di lavoro nella filiera degli appalti di Fincantieri o alle decisioni ancora in bilico sul futuro di Eaton e Carraro; resta anche alto il rischio sull’"area tecnologica" giuliana (Alcatel, Telit) accanto al progressivo depauperamento da parte della Regione del patrimonio umano e di conoscenze di Insiel; gravi difficoltà continuano a registrarsi nei settori dell’elettrodomestico, dell’automobile e dei condizionatori. "Di fronte ad un quadro del genere – commenta il segretario della Fim Cisl regionale, Alberto Monticco – vanno inseguite con determinazione alcune priorità strategiche perchè la grande industria ha definitivamente distrutto la filiera produttiva: con la crisi purtroppo si sono andate disperdendo le aziende qualitativamente migliori, ad alto valore aggiunto, rispettose dei contratti". "Oggi – aggiunge Monticco – ci troviamo con alcuni territori dove è totalmente assente l’imprenditoria locale, sostituita da multinazionali che lasciano sul posto dirigenti senza deleghe decisionali, affiancate da Associazioni industriali senza spinta propositiva".

Quanto alle priorità individuate dalla Fim Cisl per far fronte alla crisi ed al disagio sociale prodotto, la chiave di volta restano le forti politiche attive: percorsi formativi davvero orientati alla ricollocazione dei lavoratori (obiettivo possibile attraverso l’accorpamento della delega alla formazione con quella del lavoro), una corretta gestione del credito ed incentivi mirati, la risoluzione del problema delle bonifiche per rendere disponibili nuovi siti industriali, l’apertura dell’atteso tavolo dell’energia a livello regionale, l’istituzione di un assessorato regionale specifico all’Industria.

"Occorre accellerare – conclude il segretario nazionale della Fim Giovanni Farina da Pordenone – sui temi dello sviluppo: Governo ed amministrazioni locali devono fare ciascuno la propria parte. Non basta più garantire l’emergenza, ma produrre scelte di prospettiva, investendo risorse. Gli incentivi dati sino ad oggi ad alcuni settori (vedi il bianco) non ci hanno messo sulla strada giusta: occorrono scelte di politica industriale lungimiranti".

Pordenone, 18 maggio 2010

Mariateresa Bazzaro
Ufficio stampa Cisl Fvg335.7970621