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La riduzione del danno unica logica possibile – Alberto Monticco (Fim-Cisl) risponde alla Fiom

Credo che la risposta del segretario della Fiom Cgil Gianpaolo Roccasalva di qualche giorno fa all’articolo del segretario della Cisl dell’Udinese e Bassa friulana Roberto Muradore, sollevi alcune ulteriori considerazioni. Lasciando da parte i dubbi sulla riuscita dello sciopero del 25 giugno scorso, che di fatto non ha modificato la manovra finanziaria, ritengo doveroso precisare che neppure la Cisl ha condiviso l’impostazione della Finanziaria e che la Fim è stata una delle Federazioni più critiche rispetto alla Manovra. E’ prevalsa però la responsabilità di volere salvare quello di buono che c’era (a esempio l’avvio di un percorso contro l’evasione fiscale o la detassazione del salario contrattato) e il buon senso di tenere presente almeno tre aspetti fondamentali: che la forza di questo Governo (i finiani allora non erano ancora usciti) senza un lavoro determinato ai tavoli di trattativa, avrebbe potuto produrre una manovra ancora peggiore per le persone che rappresentiamo; che la crisi, anche in regione, dati alla mano, deve ancora produrre il suo peggio; che il vero dramma del nostro Paese è la mancanza di una classe politica di qualità, aggravata da un’opposizione inesistente a livello nazionale e locale. Tenuto conto di questo contesto, è evidente che l’unica logica possibile sia quella della “riduzione del danno”, ovvero la gestione di una fase che dovrà portarci a superare questi tre aspetti, evitando non solo di perdere posti di lavoro ma anche di indebolire ulteriormente il nostro sistema produttivo. A questo proposito, proprio dal territorio di Udine è arrivato lo scorso 29 luglio un messaggio importante: la firma del «Protocollo d’intesa per il rilancio e lo sviluppo fra Api Udine e Cgil – Cisl – Uil della Provincia di Udine», che propone una strategia basata sul rafforzamento della competitività delle Pmi su una diversa gestione dell’accesso al credito e sul potenziamento delle politiche del lavoro. Non sono, invece, d’accordo con Muradore quando dice che non c’è da rallegrarsi per la sconfessione della Fiom sulla vicenda di Pomigliano d’Arco: è invece un ottimo segnale, quello che i lavoratori decidano di abbandonare derive populiste e di non seguire un sindacato che da 10 anni non firma un contratto! Anzi, nel 2008, anche la Fiom firmò il Ccnl, grazie alla mediazione dell’allora ministro Damiano: lo firmò e nelle assemblee chiese ai lavoratori, con grande coerenza, di votare contro, perdendo clamorosamente anche quel referendum! Però, a fronte degli “acconti” che Fim e Uilm, portavano ai lavoratori, la Fiom ha proclamato nel 2001, nel 2003, nel 2009 decine di scioperi che non hanno condotto a nessun risultato se non quello di far perdere soldi ai lavoratori e di svilire l’istituto dello sciopero. Chiudo con due battute in risposta alla Fiom su bilateralità, strumento della contrattazione e non alternativa, e contratti. Ricordo che l’“uso distorto” della bilateralità di cui parla il segretario cigiellino ha consentito di applicare gli ammortizzatori sociali a chi non li aveva, aiutando i lavoratori in crisi e le loro famiglie: è forse sfuggito questo piccolo particolare? Sul finanziamento sarebbe, dunque, coerente che la Fiom Cgil chiedesse alla sua Confederazione di uscirne e di rinunciare alle quote. Sui contratti, invece, mi piace citare al collega un vecchio militante della “sua” Fiom, Bruno Crespi, che proprio i giorni scorsi da un noto quotidiano diceva: «Fare il sindacato del “no”, seguire la linea del fuori tempo, e ora conservatrice-restauratrice dell’epoca in cui il miglior accordo è quello non firmato, mi pare bizzarro e, soprattutto suicida». Quando si parla di autonomia e di credibilità del sindacato bisognerebbe anche tenere in considerazione che non si diventa autonomi e credibili proclamando scioperi che non colgono gli obiettivi, ma cercando con pazienza e costanza di raggiungere e di rappresentare i bisogni di chi quotidianamente si trova sui posti di lavoro. Il resto sono solo parole e non fatti: e sono proprio le tante parole e i pochi fatti a caratterizzare sempre di più solo una parte, e per fortuna sempre più piccola, del sindacato italiano. Non so se qualche segretario confederale ha già raccolto o raccoglierà l’invito del segretario della Fiom di rispondere al segretario generale della Cisl di Udine: sarebbe però interessante capire quale segretario avrebbe dovuto rispondere e se non è già un messaggio il fatto che né il segretario generale della Cgil locale né quello della Cgil regionale hanno ancora fatto sentire la loro voce.

Alberto Monticco
segretario generale Fim Cisl Fvg