“CARCERE INSICURO”, L’IRA DEGLI OPERATORI
Fare in fretta. Utilizzare al più presto i fondi stanziati dal Governo (1,8 milioni complessivi) per ristrutturare il carcere di Gorizia, permettendo agli operatori di lavorare finalmente in sicurezza. È l’appello forte che giunge dai sindacati, nella fattispecie dal segretario provinciale della Fp-Cisl, Massimo Bevilacqua. «È da anni – rimarca – che ci sgoliamo: la struttura è fatiscente e insicura. Visto che è arrivata la comunicazione ufficiale che i soldi ci sono, si proceda velocemente con la sua sistemazione. Un interrogativo, però, sorge spontaneo: perché tre persone dalle simili caratteristiche erano nella stessa cella? È chiaro che poteva esserci un grande rischio e ciò si è puntualmente verificato». Una domanda che abbiamo “girato” ai vertici del carcere. E la risposta arriva soltanto… ufficiosamente. Console, Ciarloni ed Esposito erano nella stessa cella per carenza di spazio. Sì, di spazio. «La struttura è molto piccola. E comunque – evidenziano fonti attendibili – non ci sono veti affinché due persone accusate di omicidio siano detenute nel medesimo spazio. È stato semplicemente un caso». Ma lo spazio ristretto, determinato dall’impossibilità di utilizzare tutti i piani dell’edificio, non fa altro che confermare le annose problematiche di degrado della casa circondariale. «Il carcere di Gorizia è una struttura che ci umilia proprio per le sue condizioni». Le parole sono di Enrico Sbriglia, direttore della casa cincondariale di Trieste. Parla come in questo caso come segretario nazionale del «Sidipe», il sindacato dei direttori delle carceri in Italia. E le sue parole sono chiarissime. Osserva: «Cosa potrebbe essere accaduto se il ministro Severino non avesse spinto per varare quelle norme di alleggerimento delle carceri? Gorizia rappresenta un sistema che sta soffrendo. È la conferma di anni di disattenzione». Ma non è l’unico ad intervenire. Perchè anche Michele Visintin dell’Osapp, Vito Marinelli del Sappe, Giovanni Montalito della Uil-Pa e Corrado Patruno della Cisl Fns hanno scritto una sorta di lettera aperta unitaria. «È accaduto nel tardo pomeriggio di domenica 11 marzo nel carcere ddi Gorizia: un agente di polizia penitenziaria è stato aggredito da tre detenuti considerati fra i più pericolosi e violenti, attualmente ristretti alla casa cicondariale di via Barzellini. Calci, pugni e bastonate sono stati inferti all’agente con lo scopo principale di sottrargli le chiavi che avrebbero poi permesso un tentativo di evasione. Prontamente soccorso dal personale in servizio, è stato poi portato all’ospedale dall’ambulanza del 118 per gli accertamenti sanitari». Ma è soprattutto nella seconda parte della lettera che si esprime vera (e palpabile) preoccupazione. «Il sussegguirsi di tali episodi è la conferma del clima incandescente che si vive nelle carceri anche della nostra regione: emergenza-carceri che non trova ancora soluzioni rispetto alla grave carenza di organico di sicurezza del personale e sovraffollamento. Queste organizzazioni sindacali, nel riconoscere l’alta professionalità degli operatori che con sacrificio mantengono l’ordine e la sicurezza all’interno degli istituti penitenziari, pongono l’accento sulla necessità di trovare soluzioni rapide ed idonee al mondo penitenziario».