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Chiude la storica fonderia Prinzi: 28 i dipendenti in mobilità

La storica fonderia Prinzi di Gorizia, una delle aziende metalmeccaniche più vecchie della città (e una delle poche rimaste ormai nel capoluogo isontino), ha chiuso definitivamente i battenti: 28 lavoratori si trovano oggi in mobilità.
Grazie al sindacato, tale mobilità è di natura incentivata e volontaria. Le segreterie territoriali della Fim e della Fiom denunciano «il silenzio e l’immobilismo della politica su questa vicenda», giudicata «preoccupante e demoralizzante». «Evidentemente il numero esiguo (ovviamente non per il sindacato, ndr) dei lavoratori impiegati non era così eclatante dal punto di vista mediatico – hanno constatato con amarezza le segreterie di Fim e Fiom – e nessuna soluzione alternativa alla chiusura definitiva proposta da parte sindacale alla proprietà è stata ritenuta accettabile per mantenere viva, anche in via parziale, l’attività produttiva. La dice lunga il fatto che, di fronte al termine della cassa integrazione straordinaria, in calendario il 3 gennaio, la proprietà abbia concesso l’incontro ai sindacati appena il 15 dicembre, quando invece la richiesta d’incontro era stata avanzata i primi di novembre».
Già alla fine di ottobre i sindacati avevano lanciato l’appello alle istituzioni locali, appello accolto dal sindaco, Ettore Romoli, che aveva chiesto un incontro con la proprietà. La chiusura della Prinzi potrebbe essere però soltanto la punta di un iceberg.
I sindacati esprimono preoccupazione: circa 1.500 posti di lavoro sono a rischio in provincia e non soltanto nel settore metalmeccanico, il più colpito. «Se non ci sarà una ripresa a breve le ripercussioni sulla sfera occupazionale potranno essere gravi – ha preannunciato il segretario provinciale della Cisl, Umberto Brusciano –, perché stanno andando in scadenza diversi ammortizzatori sociali (cassa straordinaria, ordinaria e in deroga, ndr) che mettono a serio rischio i posti di lavoro in provincia di Gorizia. Speriamo che la situazione si evolva in senso positivo. Qualche segnale lo stiamo registrando, ma sono ancora troppe le incognite. Siamo riusciti finora, anche grazie agli sforzi dell’Associazione degli industriali, a mantenere il collegamento fra l’azienda e i lavoratori, ma oggi bisogna puntare al mantenimento di quei posti di lavoro. Se la crisi continuerà a investire le attività produttive tutte le situazioni in bilico rischiano di trasformarsi in mobilità».
Brusciano ha auspicato, inoltre, che il superporto di Monfalcone possa essere in prospettiva uno snodo strategico che cambierà l’intero scenario produttivo della provincia, creando nuovi sbocchi professionali per i lavoratori in esubero.

Ilaria Purassanta 
(Messaggero Veneto 6.1.2011)