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IL VENETO PIANIFICA IL FRIULI VENEZIA GIULIA STA ALLA FINESTRA

Mercoledì 21-11-2007

Il Veneto pianifica e il Friuli sta alla finestra. Sulle Multiutilities del Nord Est, sull’opportunità di arrivare a costituire un soggetto forte, radicato, economicamente solido e competitivo in quest’area del Paese e in questi settori «molto si è detto – rileva Davide Battiston, segretario regionale della Femca Cisl -, non sempre molto si è fatto.
Quanto meno in questa regione».

Veneto sviluppo, invece, ha delineato e progettato una proposta di piano per l’aggregazione delle Utilities del Nord-Est, presentato recentemente ai vertici istituzionali e distribuito solo agli addetti ai lavori. Le premesse sono intuibili, partono dall’esame della realtà del Nord Est, una realtà frammentata in cui sono presenti pochi soggetti di medie dimensioni e molte di più società minimali: considerando tutti i diversi business (gas, energia, ambiente, ciclo idrico, ecc), tra Veneto e Friuli si contano una sessantina di operatori (10 nel solo Fvg).

Recentemente sono avvenute alcune operazioni di aggregazione tra local utilities, come la fusione tra Altopiano servizi, Brenta servizi e seta (fatturato superiore a 100 milioni, operante nel ciclo idrico e ambiente); la fusione tra Acm, Aps, Spim e Vesta (300 milioni di fatturato, settori: ambiente, ciclo idrico e gas); il Gruppo Ascopiave ha acquisito il 49% di Estenergy; infine è in atto l’integrazione dei rami di azienda distribuzione gas (società Asm) e vendita gas (Asm set) di Asm Rovigo in Ascopiave.

Nonostante ciò «esiste un gap strutturale in termini dimensionali tra le principali utilities nazionali e gli operatori del Nord-Est che, per le aziende quotate, si riflette anche nel valore attribuito ai mercati finanziari», si legge nel piano di Veneto sviluppo. Ecco dunque che «il progetto di aggregazione del Nord Est rappresenta uno step importante per colmare questo gap dimensionale».

Se questa è la cornice, la proposta è la creazione di una «holding a prevalente capitale pubblico con obiettivi di tutela di interessi locali e regionali». Una holding «non operativa e snella» che controlli (51%) le diverse società che rimarranno aperte a partnership, anche con privati, su singoli business, con responsabilità di guida o governo affidata a chi esprime le migliori competenze sulle aree specifiche. Cinque le aree di business: produzione/import di gas ed energia, vendita di gas ed energia, distribuzione, ambiente, ciclo idrico.

L’integrazione dal basso in qualche modo è già partita con l’operazione di Ascopiave e le acquisizioni/integrazioni di Estenergy e Asm Rovigo. Ora – secondo il piano di Veneto sviluppo – bisognerebbe proseguire con le integrazioni dall’alto, e quindi la fusione di più società in una holding, con la costituzione di una società di scopo per linea di business detenute dalla holding, cogliendo le opportunità che ci sono per sfruttare i benefici normativi per l’estensioni delle concessioni del gas.

La proposta di Piano della finanziaria veneta (realizzata da Bain & Company) è molto chiara e costituisce la base per uno studio, già commissionato, per la possibile aggregazione delle utilities del Nord Est da realizzare rapidamente per evitare una ulteriore marginalizzazione delle società locali.

E’ da anni che sollecitiamo aziende e istituzioni a muoversi nella direzione delle aggregazioni dei servizi pubblici locali, in particolare gas, energia elettrica, acqua, rifiuti, ma troppo spesso sono cadute nel vuoto. Invece è quanto mai indispensabile – rileva il segretario regionale della Femca Cisl, Davide Battiston – creare massa critica non solo per realizzare economie e creare valore, imposte dalle politiche tariffarie e dai vincoli dell’Autority, ma soprattutto per fare scelte indispensabili nella direzione di una vera liberalizzazione dei servizi e realizzare quegli investimenti sulle infrastrutture che da decenni non vengono più fatti».

Per l’organizzazione sindacale non c’è davvero più tempo da perdere, soprattutto negli investimenti: le reti energetiche devono essere rinnovate e potenziate, occorre intervenire su quelle idriche e ridurre gli sprechi che hanno raggiunto percentuali allarmanti, è necessario passare dal concetto di discarica a quello di raccolta differenziata e termovalorizzazione. «Tutti interventi – considera Battiston – che richiedono politiche di territorio e investimenti rilevanti che le attuali dimensioni delle Utilities regionali non riescono a garantire. Rispetto a tutto ciò, la politica regionale poco ha fatto per sostenere le aggregazioni, mentre il Veneto si sta organizzando per presentarsi unito e forte anche nel rapporto con le aziende friulane, la nostra classe politica continua a difendere il localismo e le posizioni all’interno dei consigli di amministrazione attendendo le prossime elezioni».

Acegas Aps rimane, assieme ad Ascopiave, l’unica realtà friulano-veneta in grado di dialogare, con una discreta forza «sulla strada indicata dal progetto di Veneto sviluppo. A nostro avviso – è l’opinione del segretario della Femca – Amga Cafc Iris devono entrare nel gioco abbandonando la strada del piccolo cabotaggio, pena l’isolamento e la marginalizzazione. La recente proroga concessa a Italgas dal Comune di Pordenone e da altri 30 Comuni del Fvg, può servire a guadagnare tempo, ma non risolve il problema di prospettiva: Italgas e il Comune di Pordenone devono interrogarsi su come entrare in questa partita».

Anche in altre aree del Friuli occorre una regia che, partendo dagli investimenti sulle infrastrutture (rigassificatore, centrale di Flaibano, il nuovo metanodotto da 56 pollici per l’importazione di gas dalla Russia, le reti elettriche, le reti telematiche, i termovalorizzatori) porti all’aggregazione dei servizi pubblici locali in uno stretto accordo con le Regioni del Veneto e del Trentino.

«Quella in atto – conclude Battiston – è una sfida all’interno di un mercato di servizi che sta mutando rapidamente e che sta condizionando lo sviluppo industriale oltre che il reddito e la qualità dei servizi».