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SANTINI, TEMA DEL LAVORO ESTREMAMENTE SERIO

“Altro che crisi, siamo in presenza di una grande, dolorosa trasformazione, che ci accompagnerà per i prossimi anni”: Giorgio Santini, in Friuli Venezia Giulia per il convegno promosso dalla Cisl dell’Udinese e Bassa friulana sul tema dell’occupazione, non è, malgrado la sua indole, ottimista. “Il problema del lavoro – dice – è tremendamente serio e va affrontato in modo ruvido, ben sapendo che le soluzioni non verranno certo dai provvedimenti annunciati”. Il riferimento alla famosa lettera inviata all’Ue è d’obbligo soprattutto se la missiva manca “clamorosamente” alcuni obiettivi, a partire dal come stimolare l’economia e la ripresa della crescita. “E’ chiaro – spiega il segretario aggiunto – che per lo sviluppo ci vogliono risorse, ma è altrettanto vero che queste possono essere ricavate dalla riforma del fisco, dalla lotta all’evasione, attraverso la patrimoniale”. “Cosa succederebbe – si domanda – se l’1, il 2, il 5% di quei 4 mila miliardi di patrimonio immobiliare che contiamo al di fuori delle prime case, venisse destinato a creare risorse per politiche vere di sviluppo e investimento?”. La priorità, dunque, sono proprio quelle politiche attive che oggi mancano e che vanno focalizzate perché “dover chiedere ammortizzatori sociali anche per il 2012 è un’umiliazione, una sconfitta del sistema e dei suoi attori”. Certo – per Santini – molto si è fatto, a partire dalla previsione degli ammortizzatori sociali in deroga, che hanno coperto fasce di persone fino a quel momento senza tutele, ma la strada deve essere quella delle politiche concrete di re-impiego, individuando con precisione quei bacini di lavoratori che non hanno possibilità di rientro. E poi c’è l’emergenza “giovani” per la quale Santini scommette anche sul nuovo apprendistato, sorta di “contratto di accesso unico al lavoro”. “L’apprendistato – dice – deve diventare uno strumento caldo”, grazie alla sua modulazione sulle diverse tipologie di giovani. Resta il fatto che – stando alle parole del segretario aggiunto – il quadro è complessivamente pesante e aggravato da un governo terra di nessuno, incapace di esercitare il suo ruolo”. “Ci troviamo – conclude – in una situazione pericolosissima, come dimostra anche la norma sui licenziamenti, che andrebbe immediatamente cancellata. C’è, invece, bisogno di coesione nazionale per dare prospettive a questo Paese”.
Anche a quel Friuli Venezia Giulia, isola felice prima della crisi, che oggi paga un prezzo molto alto, se si tiene conto che i lavoratori in difficoltà sono 61mila ovvero il doppio rispetto al 2007. Il tasso di disoccupazione, storicamente “fisiologico”, cioè al 3,4%, ha raggiunto in tre anni il 5,7% e il 6% in provincia di Udine, dove la crisi del manifatturiero continua a stringere e dove la percentuale dei non-lavoratori sale all’11% se si aggiungono i cassa integrati straordinari e i mobilitati, che molto difficilmente rientreranno nel ciclo produttivo. “Siamo di fronte a numeri preoccupanti – spiega il segretario della Cisl di Udine, Claudio Palmisciano, mettendo da subito sul tavolo le carte da giocare per il rilancio del lavoro: superporto, semplificazione delle procedure amministrative, facilitazione nell’accesso al credito, messa in rete degli attori che operano nel mercato del lavoro, maggiore incisività del Centri per l’Impiego, oggi affidati a personale precario.
La percezione della crisi è ormai massima: per l’80% delle famiglie del Friuli Venezia Giulia la disoccupazione è il problema numero uno, basti pensare che la disoccupazione giovanile nel 2010 è aumentata del 18%, cioè si sono persi 20mila 800 giovani lavoratori tra i 15 e 34 anni. Insomma – per la Cisl – c’è quanto basta per essere molto preoccupati. Di fronte a questa situazione – spiega a giro di tavola, il segretario generale della Cisl dell’Udinese e Bassa friulana, Roberto Muradore – occorre più che mai individuare priorità chiare di intervento. Le nostre sono i giovani, le donne e gli over 50”. “Se da un lato – aggiunge – la Regione ha fatto molto sul tema del lavoro, è altrettanto vero che forse molte risorse sono andate disperse in troppi progetti”. Ma c’è di più per il rappresentante sindacale, che affonda su altre due questioni chiave: rafforzamento dell’Agenzia regionale per l’impiego e de-incentivazione per arginare il lavoro precario, ovvero per mettere un freno alla flessibilità che si traduce in basso costo del lavoro.

Mariateresa Bazzaro
Ufficio stampa Cisl Fvg