LAVORO, IL 2012 ANDRA’ PEGGIO
Cede Fincantieri, alla Cartiera Burgo si discute se prolungare per un altro anno i contratti di solidarietà. Alla Sertubi si ipotizza cassa integrazione da gennaio. Alla Ferriera è già sicura. C’è il rischio alla System Sensor di 10-20 esuberi. Le concessionarie di auto o sono già “ristrutturate” e chiuse o si apprestano a farlo (oltre alla Dinoconti, con 13 possibili esuberi, alla Saab e non solo). La Serramenti Alutec chiude e lascia 35 a casa, nelle liste di mobilità di ottobre si trovano dipendenti della Prioglio (spedizioni), della Stock, perfino di farmacie. Ci sono fallimenti clamorosi (Diaco laboratori, Caffè degli specchi), chiusure di grandi negozi specie del mobile (Dorligo, Job, Casa mia). I dati “secchi” del 2010 parlano di un saldo negativo tra cessazioni e assunzioni di 16.252 posti. Qualche disoccupato salta poi da un contratto all’altro, la stima “a vista” si ferma dunque ad almeno 10 mila certi in due anni. I sindacati sottolineano come a Trieste, dove solo ormai il 10% è industria pura, la crisi scivoli dentro come un serpente silenzioso: «Via Mazzini da piazza Repubblica in giù ha quasi tutti i negozi chiusi – fa notare Luciano Bordin, segretario provinciale Cisl -, anche chi viene riassorbito torna nel lavoro con contratti a termine o atipici, chi soffre di più adesso è la fascia maschile. Le donne sono già da tempo finite in un mercato flessibile». Per Enzo Timeo, segretario Uil, «il 2012 sarà ancora peggiore, molte aziende si troveranno a dover ristrutturare, al momento è calata la cassa integrazione perché arrivata al termine. La Regione ha ampliato le deroghe: vedremo i risultati». Timeo si trattiene dal dirsi catastrofista, ma esige coordinamento fra tutte le istituzioni per avviare una progettualità per il territorio: «Le caratteristiche per una forte crisi sociale sono già qui, la povertà aumenta, tutti gli enti ricevono sempre più domande di aiuto. È il Comune che deve prevedere l’andamento e progettare in concreto (bonifiche, Ferriera), perché il sostegno al reddito un bel dì finisce». La Provincia ha molto diminuito la consistenza del piano anticrisi (da 5 milioni del 2009 a 1 milione e 300mila nel 2011), tagliando i contributi alle imprese per incentivare le assunzioni e cancellando quelli per disabili e lavoratori socialmente utili. Ha destinato però 32 mila euro alla Comunità di San Martino al Campo per il recupero di generi alimentari in scadenza da redistribuire e per l’acquisto del relativo furgone. I “report” sui corsi di formazione e successivo avviamento al lavoro sono di solito sconfortanti. Accesso ai corsi? Nel novero delle decine, e di assunti nell’arco delle unità. L’unico settore non in crisi, commenta Bordin, è quello della produzione alimentare. Punto di domanda su che cosa produca in termini di economia l’Area di ricerca: «In Area ci sono contratti fortemente atipici, mi pare si faccia più formazione che produzione». L’opzione-scienza non ha ancora generato le alternative che Trieste aspetta. Nel frattempo la placidità triestina sul fatto che il “terziario puro” tiene al riparo è tradita dai fatti: le banche ristrutturano, la Sanità ha il turn-over bloccato, la scuola pure, l’Università non può assumere, «in vari uffici escono in 9 rientrano in 2, e le cooperative che dipendono dalla spesa pubblica sono in pericolo» dice ancora Bordin. Numeri piccoli, che non fanno corteo. Evaporazione costante, però.