PIU’ ZONE VERDI E STOP AI NUOVI PALAZZI
Più aree verdi e stop alla costruzione di palazzi. Si può sintetizzare così lo sviluppo che Udine dovrebbe scegliere, secondo l’associazione “Il fronte delle idee”, che ieri, nella sala Turchet della sede Cisl, in via Ciconi, ha promosso un incontro dal titolo “La Udine futura, contributi su: lavoro, casa, famiglia, da inserire nel nuovo piano regolatore comunale”. Il dibattito, infatti, è partito da un presupposto: il Prg appena varato dal Comune è stato concepito con una prospettiva antecedente alla crisi economica, «quindi – ha spiegato il presidente del sodalizio, Carletto Rizzi – bisogna modificarlo, concedendo più spazio al verde e ai luoghi di socialità. Non è detto che su ogni area libera si debbano costruire soltanto palazzi». Così, davanti a una platea composta anche da rappresentanti politici di numerosi schieramenti, è emerso che la giunta Honsell, e quelle future, dovranno fare i conti «con una nuova realtà sociale che – è stato ribadito – impone un cambio di direzione». Se don Giuseppe Faccin, direttore dell’Ufficio problemi della famiglia dell’arcidiocesi di Udine, ha dipinto un quadro fosco della società, «dove è in atto anche una crisi valoriale, a causa della mancanza di luoghi di incontro e attrazione», per l’architetto Roberto Cocchi «il piano regolatore deve essere un cuore pulsante, non asfittico, ma capace di accogliere proposte e idee nuove». Secondo Cocchi «bisogna considerare che Udine sta invecchiando, quindi si deve tener conto di queste fasce più deboli nelle linee di sviluppo della città». Una città che – sempre secondo l’architetto – «è stata descritta come policentrica, ma non esistono progetti concreti di espansione per le periferie». Inoltre – ha sottolineato ancora – «è necessario che la città vada oltre il suo ruolo emporiale “di bottega” e pensi più in grande, ragionando sul concetto di area metropolitana». E’ intervenuto anche Roberto Muradore, segretario della Cisl udinese e Bassa friulana che, dopo aver riportato i dati di una crisi sempre più pesante anche in città, ha ribadito «che non bisogna più costruire nuove unità abitative, ma, semmai, riqualificare e ristrutturare quelle già esistenti». E ha proseguito: «Non ha senso continuare a costruire case, quando ci sono moltissimi appartamenti sfitti. Basta metri cubi, ci vogliono luoghi di socialità e la giunta cittadina dovrà saper mediare con i poteri forti, per invertire una tendenza che non porta alcun sviluppo». Ha chiuso i lavori l’architetto Maurizio Brufatto, il quale ha ribadito la necessità «di una reimpostazione del piano regolatore, in virtù dei cambiamenti prodotti dalla crisi economica».