ALTO FRIULI, NON E’ RIPRESA, MA SI RECUPERANO POSTI DI LAVORO
Continua a dare segnali di ulteriore miglioramento il rapporto assunzioni/cessazioni in Alto Friuli dopo il terzo trimestre di rilevazioni. Il saldo alla fine del settembre scorso è positivo per 688 unità (era a quota 546 nello stesso periodo del 2014, a 119 nel 2013), frutto di un recupero di 119 contratti negli ultimi tre mesi, di cui gran parte costituito da donne.
A livello di aree, dall’inizio del 2015 la performance più alta la fa segnare la Carnia (+380), quindi il Sandanielese (+267) e il Tarcentino (+153), sostanziale parità nel Gemonese (+2) mentre continua la caduta libera del Tarvisiano (-112). Per avere però un quadro definitivo occorre aspettare naturalmente l’ultimo trimestre dell’anno che solitamente assesta al ribasso i saldi tra entrate ed uscite dal mondo del lavoro.
Analizzando i macrosettori di attività, comparandoli con gli stessi primi tre trimestri del 2014, risulta in leggera crescita l’agricoltura, in tenuta l’industria, in pesante calo il comparto dei servizi, comunque meno che nel 2014.
Passando alle tipologie di contratto, delle 4.453 assunzioni avvenute da luglio a settembre, 3.742 sono state a tempo determinato (84%), 711 a tempo indeterminato (16%), un rapporto che continua positivamente ad accorciarsi (era 87 a 13 nello stesso periodo del 2014). Entrando ancora più nello specifico si assotigliano parecchio i contratti a progetto o co.co.co. (valgono ormai solo 1,50% dei determinati) così come i contratti di apprendistato (scesi dal 22 al 12,6% degli indeterminati).
Interessante anche il dato della media trimestrale degli ingressi in mobilità 223/91 che scende a quota 59, rispetto a quota 149 del 2014. Si tratta tra l’altro del dato più basso dal 2008. Scende seppur di poco pure lo stock di cittadini in mobilità, passando da 850 a 845 mantenendosi peraltro ancora su valori quasi doppi rispetto agli anni 2008 e 2009 (ripsettivamente 478 e 460).
“Continuiamo a predicare realismo nella valutazione di questi piccoli segnali di controtendenza – commenta Franco Colautti, segretario generale della Cisl Alto Friuli -; l’auspicio è che si moltiplichino le notizie positive di nuove assunzioni come quelle all’Automotive di Tolmezzo, parallelamente però occorre favorire la riapertura dei cantieri in edilizia, uno dei settori ancora in grossa sofferenza in Alto Friuli e naturalmente prepare il terreno per il ricollocamento degli annunciati esuberi di Coopca, rispetto ai quali occorre intervenire con la massima tempestività, come unitariamente chiesto da Cgil, Cisl e Uil.
FOCUS EDILIZIA
La lenta e inesorabile moria delle imprese di costruzioni in provincia di Udine è proseguita anche nel mese di settembre. Il dato della Cassa Edile relativamente al numero di imprese attive è sceso a quota 784, 17 in meno dall’inizio del 2015, il 40,7% in meno rispetto al 2008. Di conseguenza flette pure il numero dei lavoratori impiegati, sceso a 3.645; 83 in meno rispetto all’inizio dell’anno ed il 44,2% in meno rispetto al 2008. Diminuiscono naturalmente anche le ore lavorate dichiarate, 404.250 la media mensile, 15 mila in meno rispetto alla media mensiale dello scorso anno.
“Ritardi e lungaggini burocratiche pure nell’avvio dei pochi cantieri rimasti non facilitano di certo l’auspicata inversione del trend – commenta Valentino Bertossi della segreteria Cisl Alto Friuli – e continuano a soffrire pure aziende storiche del settore, come la Copetti Spa di Gemona del Friuli, la quale ha già fatto sapere che, se non arriveranno nuove commesse, la chiusura dell’attività potrebbe concretizzarsi al termine della cassa integrazione straordinaria per i propri 22 lavoratori a marzo 2016. Temiamo inoltre che situazioni simili a questa possano ripetersi in altre imprese del territorio; inoltre la riforma del sistema degli ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro, più restrittivi rispetto ai precedenti, non ci sosterrà come in passato per aiutare lavoratori e imprese a superare la crisi”.