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Arpa, rischio-chiusura della sede goriziana

Sono 21 i dipendenti della sede goriziana dell’Arpa, in via Duca d’Aosta, che rischiano di essere trasferiti a Udine, per via della riorganizzazione che l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente ha in procinto di varare. Tempi e modalità del trasferimento non risultano ancora essere stati definiti. Tra il personale del laboratorio goriziano c’è «grande preoccupazione», come si legge nell’appello accompagnato da 28 firme inviato con il supporto delle segreterie provinciali della funzione pubblica di Cgil, Cisl e Uil, a tutti gli amministratori locali.
«Il laboratorio di Gorizia – viene ricordato nell’appello – è l’unico laboratorio dell’Arpa a livello nazionale ad effettuare le analisi sulle biotossine algali, i sottofirmatari esprimono preoccupazione per la dispersione di professionalità maturata in anni di esperienza». L’Agenzia, fanno notare le sigle sindacali, dovrebbe realizzare a Udine un polo laboratoriale unico per tutta la regione: il progetto, il cui valore indicativo sarebbe di circa 15 milioni, non è stato ancora approvato. «In questo momento di ristrettezze economiche per le finanze pubbliche non sarebbe opportuno dare il via a un investimento di questo genere – evidenzia Livio Rossi, della Cisl -. La decisioni finale dovrebbe essere assunta tra maggio e giugno dalla Regione; speriamo che la giunta ci ripensi».
Intanto, però, con il decreto del direttore generale dell’Arpa 113 del 29 dicembre scorso, fanno notare i dipendenti, “dispone l’immediata chiusura del laboratorio di Gorizia, indipendentemente dalla realizzazione del laboratorio unico ed il contestuale trasferimento del personale nell’attuale sede Arpa di via Colugna a Udine”. Inutile aggiungere che per la città e per il tessuto che fa riferimento alla presenza delle articolazioni di enti e amministrazioni pubbliche, si tratterebbe dell’ennesimo «pezzo» che andrebbe perduto. Un pezzo, per la verità, di una certa rilevanza, dal momento che dallo scorso 2007 il polo goriziano è stato scelto quale punto di riferimento regionale per le analisi sui molluschi; più nel dettaglio, quelle di carattere microbiologico, biologico e chimico sui molluschi stessi e sulle acque destinate alla molluschicoltura. In più, vengono effettuate analisi di tipo chimico e batteriologico anche su acque superficiali, profonde, di scarico, di transizione, di balneazione unitamente a quelle su terreni, suoli e rifiuti provenienti dai siti contaminati di tutta la provincia. «Piuttosto che chiuderlo – fanno sempre notare i tecnici della struttura di ricerca di via Duca d’Aosta – si dovrebbe potenziare il ruolo del nostro laboratorio, anche nell’ambito di progetti di cooperazione internazionale con le realtà analoghe alla nostra nella vicina Slovenia, con le quali peraltro già collaboriamo».
La Cisl auspica a questo punto che si possa aprire un confronto, in primis con il sindaco Ettore Romoli e con il presidente della Provincia, Enrico Gherghetta. «Siamo fortemente critici di fronte all’ipotesi di costruire con un grande dispendio di denaro il nuovo laboratorio unico», evidenziano le rappresentanze dei lavoratori che, di qui a giugno, su questo tema di preparano a dare battaglia.