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Assistenza sociale ai detenuti, uffici in affanno

Sulla carta, dovrebbero essere in 24 e occuparsi della popolazione condannata, detenuta e non, distribuita nelle province di Udine, Pordenone e Gorizia. Nei fatti, invece, il personale di servizio sociale dell’Ufficio esecuzioni penali esterne delle tre province lavora da anni con meno della metà delle forze previste dalla pianta organica. Ferma restando, s’intende, l’estensione del territorio di competenza loro assegnato. Una situazione che la Cisl Fp non ha esistato a definire «esplosiva» e che le componenti delle Rsu, in un recente incontro con le organizzazioni sindacali e la direzione, hanno deciso di denunciare e, soprattutto, contrastare. I dati, stando a quanto riferito dai rappresentanti dei lavoratori, evidenzierebbero un “buco” delle risorse umane pari al 63 per cento: appena 9 assistenti sociali in servizio, a fronte di una mole di lavoro «elevata e in continuo aumento» (le persone in carico all’ufficio, nel 2009, erano 1.502) e della paralisi «da oltre dieci anni, delle procedure concorsuali per l’immissione di nuovo personale». Da qui, la richiesta del segretario regionale della Fps, Enrico Acanfora, e del suo collega territoriale, Guarino Napolitano, a «un intervento deciso e risolutore». Appello che le Rsu hanno rivolto in primis al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, annunciando, in caso di mancato riscontro alla tutela dell’integrità psico-fisica sollecitata per i lavoratori, «la richiesta del riconoscimento, per quegli stessi lavoratori, della malattia professionale». Tre le aree sulle quali l’ormai cronica situazione di sottorganico è venuta a gravare: quella della sicurezza, quella organizzativo-funzionale e quella del servizio sociale. Sul piano della sicurezza, in particolare, l’effetto più preoccupante riguarda proprio la salute dei lavoratori. «Un elevato stress – denunciano i sindacati – che ha portato a un aumento delle assenze per malattia». Quanto all’organizzazione, la “penuria” di personale ha ridotto a un solo giorno la settimana l’apertura della sede di Gorizia e impedito l’avvio di quella di Pordenone. Le carenze riguardano anche il parco macchine, che dispone di un’auto a noleggio, una di servizio e di un solo autista chiamato a far fronte anche all’accompagnamento del direttore, con cadenza settimanale, all’Uepe di Trento, dove svolge analogo incarico. Negative anche le ricadute sul servizio primario del recupero sociale delle persone condannate: deputato alla costruzione di programmi di trattamento individualizzati, «l’ufficio – sostengono i sindacati – non è più in grado di offrire risposte rapide e adeguate. E questo non può che nuocere all’utenza detenuta, con risercussioni anche sul sovraffollamento degli istituti penitenziari».