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Bamboccioni per condanna ma non certo per scelta

L’INTERVENTO – Pare proprio che in complesso i gruppi dirigenti della politica, dell’economia e della società abbiano abdicato al compito di prefigurare il futuro

di Roberto Muradore, segretario generale Ust-Cisl di Udine

La crisi di questi ultimi anni ha reso ancora più difficile la transizione dei giovani alla vita adulta e anche il permanervi per chi aveva iniziato a sperimentarla. Ciò anche in Friuli Venezia Giulia e in provincia di Udine. L’Istat, infatti, ci dice che in Regione l’occupazione dei giovanissimi (dai 15 ai 24 anni) è calata del 14,3% nel periodo 2007/2009 e che l’occupazione dei giovani (dai 25 ai 34 anni) è calata del 7% a fronte di un calo generale dell’occupazione che non và oltre il 2,6%. Giovani e giovanissimi, quindi, pagano la quasi totalità del ridimensionamento occupazionale di questi anni, il 94%, pur rappresentando appena il 28% dei lavoratori occupati. Dal versante disoccupazionale, inoltre, la componente dei giovanissimi sconta un tasso pari al 18,9%, quasi quattro volte più alto della media del Fvg (5,3% nel 2009), e sale al 20,4% in provincia di Udine! Sempre in Regione è preponderante la quota dei giovani e giovanissimi che vivono nella famiglia di origine perché «ha difficoltà economiche e dovrebbe rinunciare a troppe cose», passando dal 37,9% del 2003 al 43,7% del 2009 (sempre dati Istat). Nello stesso periodo temporale, viceversa, si ridimensiona dal 40,9% al 30,6% la componente giovanile che rinuncia a lasciare la famiglia di origine perché «avrebbe la stessa libertà». La terza componente, infine, è costituita dai giovani che studiano. Prevale nella scelta dei giovani, dunque, l’amara considerazione della propria condizione di precarietà, di estrema debolezza sul mercato del lavoro, accentuata dalla mancanza di garanzie e tutele per quanto concerne sia l’inserimento lavorativo sia la permanenza al lavoro. L’aumento della dipendenza dei giovani dalla famiglia di origine e la conseguente carenza di autonomia sono unicamente il frutto della crisi? Certamente no, perché a essa si aggiunge l’effetto prodotto da politiche che favoriscono la parte più matura della società e del mercato del lavoro a danno di quella più giovane. Perchè questa "disattenzione" dei gruppi dirigenti nei confronti dei giovani? Troppa parte della politica è interessata al potere e non al bene comune, attenta soltanto a vincere le elezioni e ad accalappiarsi il consenso dei tantissimi adulti e vecchi e non quello dei pochi giovani. I voti, come noto, non si pesano, ma si contano. E’ di tutta evidenza, infatti, che privilegiare fiscalmente le rendite e i patrimoni, tassando a dismisura il lavoro, colpisce tutti i lavoratori, ma soprattutto i giovani in quanto questi non posseggono proprio un bel niente, disponendo solo del loro impegno professionale, dipendente o autonomo che sia, per realizzare un proprio futuro dignitoso e vivibile. Esistono, inoltre, ancora troppe imprese che possono, sanno e vogliono offrire ai giovani occupazione precaria e bassi salari. Si continua a inseguire l’ingiusto e perdente miraggio di una competitività basata solo sui costi. Pezzi dello stesso sindacato confederale, infine, sono disposti, così come la peggiore politica, ad aumentare il proprio consenso in qualsiasi modo, anche alimentando le paure e accarezzando gli istinti corporativi di chi è già occupato in medie e grandi aziende e nel pubblico impiego, relegando la questione giovanile ad argomento di inconcludenti convegni. Del resto, si sa, i giovani disoccupati non pagano la tessera. Preoccupano gli atteggiamenti demagogici, mistificatori e fin bugiardi che alcune sigle sindacali hanno purtroppo tenuto e tengono in vicende nazionali quali la Fiat e locali quali il Comparto Unico. Pare proprio che complessivamente i gruppi dirigenti della politica, dell’economia e della società abbiano abdicato al compito di prefigurare il futuro e che, invece, condividano fino in fondo quanto affermato da Oscar Wilde in un suo aforisma e cioè che è inutile preoccuparsi per i posteri in quanto questi non hanno fatto niente per noi. Bamboccioni? Sì, ma per condanna, non per scelta!

N.B. – Il nostro è un Paese di vecchi per vecchi? Sì, ma a condizione che siano in salute, autosufficienti e benestanti.