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Bertolini e Wild verso la liquidazione

MOSSA (GO) Bertolini spa e Wild srl, che impiegano rispettivamente 69 e 11 lavoratori, saranno messe in liquidazione. L’hanno annunciato i vertici dell’azienda di Mossa all’incontro con le organizzazioni sindacali ospitato l’altra sera dall’Assindustria a Gorizia. La crisi finanziaria e alcune brutte sorprese (crediti inesigibili e debiti verso altre società) non hanno lasciato scelta. La notizia ha lasciato di stucco i sindacati. Negli ultimi mesi l’entrata nella società del gruppo legato all’imprenditore tedesco Zoffi aveva creato nuove speranze per una ripartenza delle aziende.
Ad agosto si stava approntando un piano industriale innovativo per poter ottenere liquidità immediata per la stagione di alta produzione. La crisi era stata tamponata con la cassa ordinaria, i contratti di solidarietà, la cig straordinaria e la mobilità volontaria incentivata.
Non tutto è perduto: ora ci si sta adoperando per arrivare a un concordato preventivo. È quasi pronta la Newco formata da 4-5 dipendenti a tempo indeterminato che prenderà in affitto come ramo d’azienda le due società. In una prima fase la società commerciale gestirà una piccola produzione (come le marinate), la logistica e il magazzino, impiegando a chiamata 10 lavoratori prelevati dalla cassa integrazione.
«Poi si cercherà di trovare soluzioni per incrementare la produzione, altri imprenditori disposti a investire e un intervento alla finanziaria regionale Friulia, che aveva già condiviso un piano di riorganizzazione dell’azienda», ha spiegato Gioacchino Salvatore, segretario isontino della Fai Cisl. Bertolini e Wild non sono infatti società decotte, semplicemente non riescono a evadere gli ordini per mancata acquisizione di materia prima e carenza di liquidità. Nell’immediato sindacati e Assindustria chiederanno alla Regione la cassa integrazione in deroga per 6 mesi. Per i lavoratori della Wild è l’unica soluzione, per i dipendenti della Bertolini, invece, che è una spa, e che già ora stanno usando la cassa ordinaria (da fine agosto), al termine della cig in deroga potrà essere richiesta per un altro anno la misura straordinaria.
«Così possiamo prendere tempo – ha concluso Salvatore – per adoperarci a livello politico istituzionale e trovare così la soluzione migliore per recuperare quanti più posti di lavoro possibili».
La lista civica Noi per Mossa aveva lanciato l’allarme già l’anno scorso. «Il sindaco Elisabetta Feresin aveva sempre rassicurato l’assise civica che la situazione era sotto controllo e non sarebbero stati necessari toni forti per risvegliare le coscienze di chi poteva intervenire e che le procedure per tamponare la situazione erano state attuate – ha affermato Christian Patrizi –. Ma la situazione che si è venuta a creare negli ultimi mesi avrebbe invece imposto un cambiamento di strategia e di modalità di intervento. Il problema è stato affrontato in modo troppo soft dal Comune. La questione è importante e non riguarda solo la difesa dei posti di lavoro, ma anche il mantenimento della realtà produttiva storica del territorio mossese che, nell’ottica di un ampliamento della zona industriale, si sta invece sempre più impoverendo». 

(dal Messaggero Veneto del 28 ottobre 2010)