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CAMERE DI COMMERCIO, E’ MOBILITAZIONE DEI SINDACATI

Mentre il Governo Renzi abilmente annuncia fantomatici, rivoluzionari interventi legislativi sulla licenziabilità in tronco dei dipendenti pubblici che falsamente e dolosamente attestino la propria presenza in servizio – come se già, giustamente, non fosse possibile procedere in tal senso -, parallelamente si muove prevedendo, per il 29 gennaio p.v., l’adozione di un decreto legislativo di “riordino” delle Camere di Commercio. Si tratta di un provvedimento in palese contrasto con i contenuti della Legge Delega – che dichiarava il mantenimento dei livelli occupazionali – e che prevede una riduzione del 15% del personale camerale, percentuale che salirebbe al 25% per le CCIAA accorpate, con conseguente esubero di circa il 14% dell’attuale forza lavoro (1.000 su 7000 unità). Numeri che riflettono la gravità della scelta annunciata, per i quali persino il termine “decimazione” risulta inadatto per difetto. Va poi sottolineato come l’entità della riduzione del personale delle CCIAA, negli ultimi anni, sia stata ben superiore al valore medio registrato nelle PP.AA.
In altri termini, dalla dichiarata intenzione di licenziare chi commetta con dolo azioni dalla rilevanza penale, il Governo si accinge a prevedere la messa in mobilità, e quindi il licenziamento, di circa 1/7  degli operatori di un settore – quello camerale – che si è distinto nel tempo in modo continuativo per l’elevato livello di professionalità e di competenze, e  grazie al quale centinaia di milioni di euro (515 nel 2012) sono stati erogati, direttamente o indirettamente, alle P.M.I.,
Una politica del contrappasso, antitetica ai mille proclami dell’attuale Governo sulla valorizzazione del merito.
 
I nuovi e fondati timori occupazionali si associano a quelli già espressi per i ventilati rischi sull’organico delle aziende speciali, rispetto a cui solo poche settimane fa le OO.SS. regionali delle Categorie coinvolte avevano incontrato – dopo un primo confronto a giugno 2015 – il vicepresidente della Regione.
Le CCIAA peraltro non gravano sul bilancio dello Stato, poiché si autofinanziano grazie al diritto annuale versato dalle imprese – ridotto per Legge del 40% e che si dimezzerà nel 2017 – mentre l’eventuale ricollocazione del personale di cui sia dichiarato l’esubero peserebbe sulle casse dello Stato o delle PP.AA., e quindi dei cittadini.
In questa fase la maggiore preoccupazione, avvertita da lavoratori e soggetti datoriali, consiste nel taglio drastico delle funzioni (il Decreto di attuazione potrebbe confermare solo le funzioni legate a Registro Imprese,   offerte al pubblico, controllo misure)  con taglio di interi settori di attività a sostegno delle imprese, che fra l'altro  sono molto apprezzati,  sia in  FVG che a livello nazionale (confidi, sostegno alla nuova impresa, arbitrato e conciliazione, brevetti, commercio estero, internazionalizzazione, promozione, formazione, studi e osservatorio economia, rilevazione prezzi ). Da ciò discenderebbe inevitabilmente un impoverimento della capacità di risposta delle CCIAA alle P.M.I. e quindi all’intero Sistema Paese.
Preoccupa inoltre la paventata dismisisone forzata del patrimonio immobiliare creato negli anno grazie ai contributi delle imprese, con cessione diretta al Ministero
 
In FVG le RSU hanno indetto distinte assemblee in ciascuna Camera, alle quali parteciperanno le OO.SS. territoriali e regionali, e che si svolgeranno secondo il seguente calendario:
Udine: 27/01 alle ore 12,30
Pordenone: 1/02 alle ore 10
Trieste: 28/01 alle ore 12,30
Gorizia: 28 gennaio alle ore 9

 
La vertenza in atto relega in secondo piano, in questo momento cruciale, le tante discussioni che hanno animato la costruzione dei possibili accorpamenti delle Camere nella nostra Regione, e ci auguriamo che consenta di realizzare un fronte comune a difesa, prima che dei lavoratori e delle lavoratrici del Settore, del livello qualitativo dei servizi assicurati in modo capillare sul territorio, alle piccole e medie imprese. Al netto delle obiezioni di diritto sul testo del decreto, che risulterebbe viziato da eccesso di delega e quindi illegittimo, se non accompagnato da una norma a garanzia dei posti di lavoro, la manovra in atto risulterebbe macroscopicamente illogica e contraria all’interesse del Paese, ragioni per cui la risposta dei lavoratori sarebbe senza dubbio protratta, compatta e decisa.