CASSA IN DEROGA, INTERVENGA MEDIOCREDITO
La “Cassa integrazione in deroga” è ancora uno strumento utile? La domanda è tutt’altro che retorica, rappresentando, invece, un problema di drammatica attualità. Basti considerare, ad esempio, i dati riferiti alla nostra regione: lo scorso anno sono state ammesse pratiche per circa 44 milioni di euro, di cui si è avuto un effettivo utilizzo – il cosiddetto tiraggio – per circa il 55% delle ore autorizzate nelle stesse pratiche per un impegno economico complessivo attorno ai 25 milioni di euro. Nel 2014 sembra che questo dato impressionante abbia registrato una lieve flessione: tuttavia, il problema reale è un altro, ovvero il fatto che un lavoratore per percepire materialmente l’indennità debba aspettare anche 6-7 mesi, con tutte le immaginabili conseguenze sui bilanci familiari ed anche sul tessuto sociale. La responsabilità di questo pesantissimo ritardo non è imputabile né agli uffici dell’Assessorato Regionale al Lavoro né dell’INPS: la ragione va piuttosto ricercata in un iter burocratico tortuoso, che anziché agevolare, complica i procedimenti allungando i tempi e di fatto penalizzando i lavoratori sotto ammortizzatore sociale. I decreti che autorizzano al pagamento, infatti, possono essere emanati solo dopo che c’è stato l’invio, a posteriori, dei fondi da parte del governo centrale (va ricordato che la cassa in deroga è un ammortizzatore a carico della fiscalità generale). Gli effetti di tale ritardo sono, come detto, facilmente immaginabili. Ma forse non tutti sanno che, vista la tempistica, in diversi casi si preferisce ricorrere al licenziamento ed utilizzare l’Aspi (indennità di disoccupazione) oppure optare per il contratto di solidarietà cosiddetto di tipo B, che però, avendo una copertura di fondi molto limitata, non risolve il problema del pagamento. L’ulteriore criticità è rappresentata dal fatto che, con il rischio derivato dalla copertura centrale, la cassa integrazione in deroga non venga considerata dagli istituti di credito per eventuali anticipazioni. Ed ecco il perché della domanda iniziale: una domanda a cui forse bisognava pensare, tutti assieme, già da tempo e chissà, se si usasse un po’ di più il Protocollo Regionale di Concertazione…Se, poi, la nostra Governatrice volesse mettere in campo una buona e concreta pratica, tale da diventare anche un utile riferimento per il presidente Renzi, potrebbe pensare di fare una convenzione a copertura della cassa in deroga, utilizzando, ad esempio, Mediocredito. Non dimentichiamo, infatti, che la banca Mediocredito, partecipata regionale, ha anche l’“l’obiettivo di favorire lo sviluppo dell’economia nel territorio del F.V.G., attraverso l’assistenza finanziaria e creditizia alle piccole e medie imprese…”. Quale migliore occasione, dunque, di dimostrare che, anche in questo modo, cioè anticipando la cassa in deroga, si possono assistere le piccole e medie imprese ed i loro lavoratori che sono la spina dorsale del manifatturiero? Un sistema manifatturiero – quello italiano – che, forse vale la pena ricordarlo, è ancora secondo in Europa per importanza. In attesa degli investimenti utili al rilancio dell’occupazione (argomento su cui la Legge di Stabilità è assolutamente deficitaria), gli ammortizzatori, o quello che ne resta dopo la scellerata riforma Fornero, rappresentano ad oggi l’unica via di salvezza che ancora rimane per dare qualche speranza al nostro sistema produttivo a rischio. Pensare quindi ad una convenzione in cui Mediocredito si attivi per anticipare il dovuto in caso di cassa integrazione in deroga sarebbe un segnale doveroso ed importante per questa parte industriale che è quella che ha pagato, e continua a scontare, il prezzo più alto e duro della crisi. Si tratterebbe di un passaggio strategico e stupisce che durante i lavori alla Leopolda non sia emerso. Non resta, dunque, che attendere risposte positive a questa “svista” da parte della nostra Governatrice.