Celebrato il congresso della funzione pubblica Alto Friuli. RICONFERMATA FIORELLA LURI ALLA GUIDA DELLA CISL FPS
Per la PA, un’azione riformatrice vera e senza pregiudizi
Pronti a discutere con i lavoratori di un progetto di riforma sulla Pubblica Amministrazione, purché si metta mano anche alla costruzione di una “casa unica dei servizi” per unificare l’interfaccia con l’utente, razionalizzando l’organizzazione e semplificando gli adempimenti e gli stessi lavoratori siano posti nella condizione di lavorare meglio, vedendo riconosciute le professionalità sulla base di una valutazione corretta e percorsi di carriera meritocratici.
A parlare è Fiorella Luri, riconfermata alla guida della categoria della Fps Cisl dell’Alto Friuli (con lei in segreteria Elisabetta Zuliani e Aldo Peronio) e che proprio non ci sta. “Mai come oggi – dice – sono stati messi in discussione così sfacciatamente diritti, conquiste sindacali e contrattuali e mai si era tracciata una linea così marcata fra pubblico e privato”. L’obiettivo della categoria cislina – stando alle parole di Luri – è quello di far sì che i lavoratori del pubblico impiego possano tornare a svolgere il proprio mestiere con orgoglio.
Di qui – secondo la Fps – la necessità di approntare un’azione riformatrice forte, resa concreta ed effettiva dalla contrattazione. Tre gli assi individuati, durante il congresso, per migliorare il lavoro pubblico: vi sono una maggiore attenzione al capitale umano, esplicitata attraverso la formazione e la meritocrazia, ma anche maggiore attenzione alle scelte strategiche in direzione di un’implementazione dei quadri e delle donne e verso i nuovi bisogni professionali. In questo contesto si pone, dunque, la riforma della contrattazione siglata di recente da Cisl e Uil con tutte le associazioni datoriali.
“Una tappa storica per il pubblico impiego – commenta Luri – perché questa riforma ci consentirà di difendere i salari e la produttività dei lavoratori pubblici ed al tempo stesso rilanciare l’offerta di servizi moderni ed efficienti”.
Uno sguardo va poi verso la sanità ed il territorio dell’Alto Friuli, con una serie di richieste indirizzate alla politica regionale e locale: rivedere alcuni parametri ormai obsoleti, come, ad esempio, la cattiva distribuzione dei posti letto e la composizione degli organici, oggi sbilanciati con troppi medici e pochi infermieri ed addetti all’assistenza e alla prevenzione, questi ultimi da implementare anche formando operatori immigrati per rispondere alla sempre più significativa domanda di cura da pazienti non italiani. Infine non poteva mancare la finestra sulle donne, che continuano ad essere pagate di meno e ad avere maggiori difficoltà nel percorsi di carriera, nonostante, ad esempio, il più alto livello di istruzione.