Cgil-Cisl-Uil: rafforzare i servizi pubblici di sicurezza sul lavoro e maggiore autorevolezza della Regione
“Occorre rafforzare i servizi pubblici di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, ma anche una maggiore autorevolezza della Regione in materia”: è il giudizio espresso da Cgil, Cisl e Uil all’indomani della riunione del Comitato di Coordinamento Regionale sulla salute e sicurezza sul lavoro e messo nero su bianco anche in una lettera inviata al presidente dello stesso Comitato Vladimir Kosic e agli Assessorati regionali competenti.
“Serve – stando ai Sindacati – una politica regionale mirata, che non sia la semplice fotocopia delle decisioni che vengono assunte a livello nazionale, ma misurata con la specificità del territorio regionale: per questo occorre maggiore coraggio di azione e di iniziativa che non vediamo. Anzi osserviamo un progressivo disimpegno dell’Assessorato in questo ambito”.
L’aumento delle malattie professionali impone una attenzione migliore a come si lavora, alle condizioni di rischio presenti nelle imprese.
Una scarsa o nulla prevenzione produce oneri pesanti per le persone coinvolte e per la collettività che deve pagarne i prezzi in termini di intervento sanitario.
Cgil, Cisl, Uil – in una nota unitaria – ribadiscono che se i risultati infortunistici sono quelli dichiarati dall’ultimo monitoraggio dell’Inail, non servono trionfalismi, si motiva piuttosto un implemento degli investimenti pubblici, dell’iniziativa di vigilanza , di prevenzione, di valutazioni dei rischi, di azioni di formazione e informazione.
Rimangano aree estremamente estese di mancata denuncia e di sottonotifica, dovute anche alla presenza di lavoro nero e sommerso, del dilagare della precarietà e delle situazioni di ricattabilità. Maggiori in una situazione di crisi.
Sono dati – affermano le tre sigle sindacali – che vanno valutati a fondo con il contributo di tutti i soggetti pubblici preposti e delle forze sociali perché occorre maggiore equilibrio nella interpretazione dei dati.
Sarebbe un errore abbastanza grave farne discendere un giudizio di miglioramento diffuso e omogeneo e di una migliore capacità di tutto il sistema delle imprese nella valutazione e gestione dei rischi presenti nel lavoro. Questa rappresentazione della realtà sarebbe non vera, fuorviante e nociva.
Interessante è analizzare in profondità le differenze dei dati tra micro, piccole e medie imprese per settore e comparto: è verosimile che le potenzialità di sviluppare una buona organizzazione del lavoro e di lavoro sicuro siano ancor più collegate alla dimensione e al valore aggiunto prodotto.
Le imprese che affidano la propria competitività alla compressione di tutti i costi, ivi compresi quelli della sicurezza, purtroppo sono ben presenti ed è in questa area d’imprese che si annida la cattiva gestione della sicurezza, lavoro irregolare e la sottodenuncia del fenomeno infortunistico.
Per questo abbiamo posto l’esigenza di un norme regionali più stringenti in materia di tutela contrattuale e della sicurezza nell’ambito degli appalti pubblici.
E’ bene che vi sia stata una flessione significativa del numero degli infortuni, il problema vero è quello di trasformare questa tendenza al decremento del numero degli infortuni da "congiunturale" a "strutturale": questa è la sfida più vera, una sfida che avremo di fronte per i prossimi anni. Il momento più cruciale l’avremo quando si registrerà finalmente una ripresa della produzione: allora si misurerà per davvero se il sistema della produzione avrà appreso, in forma diffusa ed omogenea, a lavorare con maggiore sicurezza.
Trieste, 29 luglio 2010
Per Cgil, Cisl e Uil Fvg
Mariateresa Bazzaro
Ufficio stampa Cisl Fvg
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