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CISL FVG, URGONO POLITICHE ATTIVE

Nonostante qualche timido segnale di ripresa, i dati sull’occupazione continuano a destare timore, e quindi diventa necessario attivare da subito le politiche attive sia a livello nazionale che regionale. A lanciare l’allarme è la Cisl Fvg, preoccupata non solo dalla lentezza della ripresa (così lenta che sembra più un “arretramento della crisi” che una vera e  propria ripresa), ma anche dalla riforma degli ammortizzatori sociali, cui non corrisponde una dinamica nuova sul fronte delle politiche volte ad incentivare il lavoro e l’occupabilità delle persone. “La situazione è pesante – commenta il segretario della Cisl Fvg, Alberto Monticco – se teniamo conto delle modifiche impresse all’impianto degli ammortizzatori sociali che vedrà, ad esempio, già dal prossimo anno cancellata la cassa integrazione in deroga, uno strumento preziosissimo se si considera che nel solo 2015 questo istituto ha interessato in Friuli Venezia Giulia oltre 4mila lavoratori e che, nel raffronto tra i mesi di gennaio 2015 e 2016, il suo ricorso è cresciuto addirittura del 2.326,48%, per un totale di oltre 18mila ore.
E se pensiamo che, in generale, fino ad oggi sono stati gli ammortizzatori sociali a farci resistere, vale a dire a sostenere chi ha perso il lavoro e a mantenere in qualche modo ancorate le persone ai posti di lavoro, c’è davvero di che essere preoccupati”. Soprattutto perché, a fronte di quello che ci aspetta, poco si muove sul piano delle politiche attive, nonostante gli strumenti ci siano. “Crediamo – spiega Monticco – che la riforma degli ammortizzatori abbia la necessità di accelerare sulle politiche attive, mettendo finalmente a sistema quello che oggi c’è sul tavolo, cominciando dai centri per l’impiego, dall’Agenzia regionale per il lavoro e dagli enti di formazione”. Il problema è sostanziale, secondo la Cisl, che oggi a San Giorgio di Nogaro, con esperti nazionali, ha fatto il punto proprio sulla riforma degli ammortizzatori e sulle politiche industriali: dobbiamo dare nuovi servizi, ad esempio migliorando il sistema dell’orientamento, dell’incrocio domanda/offerta di lavoro e realizzando un sistema di certificazione delle competenze. “Ma serve anche fare una verifica sullo stato dell’arte di Rilancimpresa, alla luce dei tanti tavoli di crisi ancora aperti, che creano preoccupazione sulla tenuta del sistema economico regionale e quindi anche sulla tenuta sociale della nostra regione” – ribadisce il segretario generale, Giovanni Fania. Basti pensare alla cartiera Burgo e a quella di Rivignano, ad Insiel Mercato ed alle aziende delle costruzioni, che sono la spia di un malessere economico ancora pesante e di qualcosa che non funziona nel nostro sistema. “Rilancimpresa – chiude Fania – doveva essere uno strumento che aiutava ad uscire dalle crisi: riteniamo, dunque, urgente che si faccia il punto della situazione”.