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CISL, SUBITO IL DECRETO PRODUTTIVITA’

da Il Sole 24 Ore Oggi scade il termine previsto dalla legge di Stabilità per emanare il Dpcm sulla detassazione del salario di produttività; e ieri Raffaele Bonanni è tornato a incalzare il Governo a rispettare gli impegni: «Non si capisce proprio il motivo di questo ritardo», ha sottolineato il numero uno della Cisl, che ha ribadito la necessità che l’Esecutivo arrivi alla soglia dei 40mila euro lordi per avere accesso alla detassazione con l’aliquota del 10 per cento: «Questo significherebbe ampliare ancora di più la platea dei lavoratori che avrebbero accesso alla tassazione agevolata sugli accordi per una maggiore produttività che si fanno a livello aziendale». Anche ieri al ministero dell’Economia sono proseguiti gli incontri tecnici per mettere a punto il Dpcm. E, secondo fonti governative, la firma del provvedimento potrebbe arrivare la prossima settimana, considerato come l’Esecutivo reputi il termine previsto dalla legge (15 gennaio) non perentorio. E prima dell’emanazione del Dpcm non sono esclusi contatti con le parti sociali. Per Confindustria è importante che si incentivi il livello aziendale, e in particolare tutti quegli accordi che portino a reali incrementi della produttività, recependo, su questo punto, quanto contenuto nell’accordo siglato a palazzo Chigi tra le parti sociali (tranne la Cgil) a novembre scorso. Con la contrattazione di secondo livello (aziendale o territoriale) gli accordi tra aziende e sindacati dovranno contenere almeno 3 o 4 dei criteri indicati nel documento delle parti sociali. Per beneficiare dello sconto fiscale la contrattazione collettiva dovrà riguardare materie come l’equivalenza delle mansioni, l’integrazione delle competenze per consentire all’azienda di introdurre nuovi modelli organizzativi. O la ridefinizione dei sistemi orari e la loro distribuzione con modelli flessibili, legata all’innovazione tecnologica e alla fluttuazione dei mercati, per garantire il pieno utilizzo degli impianti produttivi. Insomma, bisognerà rendere i criteri più selettivi per evitare, come in passato, di incentivare qualsiasi accordo che, alla fine, non portava alle imprese nessun reale incremento di produttività. L’emandando Dpcm, probabilmente, non renderà strutturale la detassazione: «E questo non rispetta quanto chiesto dalle parti sociali», ha sottolineato il segretario confederale Uil, Paolo Pirani, che ha avanzato più di una critica sul modo di procedere che sta tenendo il Governo. Mentre il leader dell’Ugl, Giovanni Centrella, ha sollecitato l’Esecutivo «a varare entro oggi il decreto sulla detassazione del salario di produttività, strumento volto a favore di lavoratori e imprese per superare la crisi, stimolando le attività economiche e quindi la crescita». Del resto, emanare il Dpcm entro gennaio, ha spiegato Raffaele Bonanni, «consentirebbe ai sindacati e alle aziende di siglare gli accordi nei mesi successivi con la garanzia della detassazione, coprendo praticamente tutto l’arco del 2013». Attualmente, l’agevolazione fiscale è del 10%, ed è finanziata dalla legge di Stabilità con 2,150 miliardi di euro nel triennio 2013-2015. Per il 2013 ci sono a disposizione 950 milioni. Il Governo deve ancora scegliere tra due opzioni. Mantenere il tetto di 30mila euro, o farlo salire a 40mila euro. Se sarà mantenuta l’attuale soglia di reddito, la quota di premio da detassare potrebbe salire a 3.100 euro (al posto dei 2.500 euro attuali).  Il finanziamento Nella legge di stabilità il Governo ha messo sul piatto per la detassazione del salario di produttività 2,150 miliardi di euro nel triennio 2013-2015. In particolare, per il 2013 ci sono a disposizione 950 milioni. L’anno successivo la dote salirà a un miliardo, mentre nel 2015 si scenderà a 200 milioni Le due opzioni Anche ieri si sono susseguiti incontri tecnici per definire il Dpcm (la scadenza per l’emanazione del provvedimento è fissata per oggi – ma il Governo considera tale termine non perentorio). Sul tavolo ci sarebbero due opzioni La prima è quella di mantenere la soglia di reddito a 30mila euro; l’altra è di portarla a 40mila, come chiesto dal documento sottoscritto a novembre con le parti sociali (tranne la Cgil) L’agevolazione fiscale consiste in una aliquota "agevolata" pari al 10%. Se il tetto di reddito resterà a 30mila euro, la quota di premio da detassare potrebbe salire a 3.100 euro. Se invece il tetto salirà a 40mila euro, la quota resterebbe a 2.500 euro, come previsto finora