COMPARTO UNICO, IL CONTRATTO SI INCAGLIA
Non si accordano, nemmeno stavolta. Mancano i numeri certi sui dipendenti con orario di lavoro part-time a Palazzo e negli enti locali. E pure quelli sui pensionati, anche se non ci si discosterà troppo dalla stima di circa 1.100 persone del pubblico impiego del Friuli Venezia Giulia indirizzate verso la quiescenza tra quest’anno e il 2018. A Udine, nella sede della Regione di via Sabadini, la delegazione trattante guidata da Luca Tamassia e le organizzazioni sindacali si rivedono con l’obiettivo comune di ratificare la preintesa di metà giugno, vigilia dei ballottaggi amministrativi, e di siglare dunque il nuovo contratto. Ma, una volta ancora, le cifre ballano, le “teste” in ufficio non sono ben definite, le tabelle sugli aumenti salariali categoria per categoria non vengono riempite dai datori di lavoro. E i sindacati non si accontentano. Anzi, un po’ si infastidiscono. Mafalda Ferletti, segretaria regionale della Cgil Funzione pubblica, si stupisce che la Regione si sia presentata «nuovamente con numeri insufficienti rispetto a quelli che servirebbero per chiudere». Mentre Massimo Bevilacqua, collega della Cisl Fvg, parla di riunione «inconcludente» e Maurizio Burlo, della Uil Fvg, si limita all’«interlocutoria». Di fatto si è concretizzato un altro rinvio, di un paio di settimane. Ci si rivedrà il 6 settembre, presenti due esponenti sindacali per sigla, a un tavolo tecnico a Trieste che dovrebbe potersi confrontare su addensamenti certi. A partire dai numeri delle persone effettivamente coinvolte all’interno dell’esercito dei 14mila dipendenti pubblici del Fvg. Al momento si conoscono infatti solo dati provvisori. Nel triennio 2016-2018, le persone che termineranno il lavoro in Regione saranno 88 quest’anno, 98 nel 2017, 115 nel 2018, in tutto 301. Negli enti locali se ne dovrebbero aggiungere 251 nel 2016, 261 nel 2017, 267 nel 2018, un totale di 779. Complessivamente, dunque, i neopensionati del pubblico impiego saranno attorno a quota 1.100, all’incirca l’8% del contingente attualmente in servizio. Ma, fanno notare i sindacati, «siamo ancora lontani dalle certezze assolute». Quanto ai part-time (311 certificati in Regione), la delegazione trattante ha fatto sapere che qualche ente locale è in ritardo con la consegna delle rispettive “fotografie” (ieri è stato diffuso solo un parziale: tra Regione e Province si tocca quota 1.004). E dunque, pure al rientro dalla pausa estiva, non è possibile “pesare” gli addetti con meno ore a carico, e conseguentemente minori costi per il pubblico. Una differenza non di poco conto, incalzano i sindacati: secondo la Regione, con focus sul monte salari, i part-time consentiranno un risparmio del 2,4% sul costo del rinnovo, una percentuale che sale invece al 5% stando alla Cgil. Uno scarto che vale attorno ai 5 milioni da infilare o togliere nel “calderone” dei compensi. «Il calcolo non può essere approssimativo, tanto più che deve passare al vaglio della Corte dei conti», rimarca Burlo auspicando che il tavolo di inizio settembre possa essere risolutivo: «Non credo che potremo accettare che passi un altro mese senza risultati». Pochi sorrisi anche in casa Cgil e Cisl. «Di fronte ai tentennamenti dei due mesi successivi – dice Ferletti -, diventa sempre più incomprensibile la preintesa che abbiamo firmato a giugno». La Regione, insiste anche Bevilacqua, «non sa che strada prendere. Cambia cifre a ogni incontro, in questa occasione ha pure abbassato il monte salari: inaccettabile». Gli aumenti pro capite? Ancora sulla carta. Proprio come due mesi fa. Se reggerà, nell’attesa della definizione precisa dei part-time, la messa a disposizione di quasi 15 milioni per il rinnovo di un contratto scaduto nel 2010, e posto l’incremento per il triennio 2016-2018 del 2,7% sulla paga base e dello 0,4% della vacanza contrattuale già percepita dai dipendenti, si dovrebbe arrivare a circa 65 euro medi per ciascun dipendente del comparto.