COMPARTO UNICO, TRA LUCI ED OMBRE
Fotografia in bianco e nero per il Comparto Unico del Friuli Venezia Giulia: a scattarla è la Cisl di Udine, che proprio stamani ha organizzato un convegno a tema mettendo attorno allo stesso tavolo economisti, amministratori locali e politica, in generale. Al centro dell’animato dibattito, la manovra di riordino della macchina pubblica, approntata vent’anni fa, ed oggi ancora al palo nella sua attuazione definitiva. E se per il Sindacato, come spiega in apertura dei lavori, il segretario della Fp Cisl, Nicola Cannarsa, il Comparto Unico rimane un faro nel sistema del pubblico impiego, oggi il rischio è che “quel piano industriale che avrebbe dovuto razionalizzare l’apparato pubblico diventi un miraggio”. Ecco perché – esorta il segretario generale della Cisl dell’Udinese e Bassa friulana, Roberto Muradore –“ chiediamo alla politica di agire in modo consequenziale alla ratio istitutiva del Comparto Unico, avviando finalmente il decentramento dei poteri, delle funzioni e del personale dalla Regione ai territori”. Un monito chiaro che ben riassume le preoccupazioni esplicitate dalla numerosa platea, ovvero che, alla vigilia delle elezioni, la politica resti immobile su quelle riforme che, invece, non dovrebbero essere procrastinate oltre. Decentramento e mobilità obbligatoria, dunque – per la Cisl – ma anche un vero progetto complessivo di riordino del sistema pubblico finalizzato all’efficacia ed efficienza dei servizi, in un’ottica anche di razionalizzazione delle risorse, peraltro sempre più scarse. In questa direzione va, ad esempio, la proposta, sostenuta anche dall’analisi dell’economista Fulvio Mattioni (nella sezione documenti le slides), di ragionare per area vasta e sulle aggregazioni tra Comuni, che possano contare davvero su funzioni e risorse.
E se la proposta viene in parte accolta dalla politica, i veri distinguo si registrano proprio sull’utilità del Comparto Unico. Tutti d’accordo – Giorgio Brandolin, Alessandro Colautti, Ettore Romoli e Vincenzo Martines – sul fatto che lo strumento com’è oggi inteso proprio non è sostenibile. “Per quanto mi riguarda – dice senza mezzi termini l’ex presidente della Provincia di Gorizia – il Comparto Unico è una vergogna costosa che non ha portato a risultati”. In sostanza, la manovra – per Brandolin – ha pagato da subito il non avvio della riforma della PA ed oggi continua a scontare la mancata volontà di decentrare funzioni e personale. Ancora più drastico il sindaco Romoli, che definisce il Comparto Unico un’utopia e affonda: “Un legislatore coerente dovrebbe dichiarare il fallimento di questa esperienza, un errore che va abolito”. Più cauto il consigliere pidiellino Colautti che richiama la politica ad individuare una volta per tutte l’assetto istituzionale che si vuole dare e da lì cominciare a ragionale anche di come rendere più efficiente il Comparto. Quest’ultimo salvato dal vicesindaco di Udine, Martines, che però invita a recuperare lo spirito iniziale dell’operazione, ovvero la devoluzione. “I Comuni – esorta – devono poter iniziare ad occuparsi davvero di sviluppo territoriale, contando su deleghe robuste ed incisive, personale, e sulla possibilità di poter gestire risorse e passando per tavoli concertativi con la Regione e i Sindacati”.
Mariateresa Bazzaro
ufficio stampa Cisl Fvg