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CON I NUOVI ATO RICONOSCIUTO IL POLICENTRISMO DELL’ALTO FRIULI

“Creare un sistema policentrico per favorire la coesione tra le istituzioni”. Così recita uno dei princìpi sui quali la Giunta regionale ha deciso di puntare nella nuova riforma delle autonomie locali del Friuli Venezia Giulia. Un principio che la Cisl Alto Friuli aveva già individuato nel lontano 2009, al termine della ricerca a cura del dott. Gianfranco Macchi sull’Inquadramento territoriale ed economico-produttivo dell’Alto Friuli suddiviso in 5 ambiti, Val Canale-Canal del Ferro, Carnia, Gemonese, Collinare, Torre (Tarcentino).

 

L’“Alto Friuli”, scrivevamo all’epoca, in chiusura del nostro congresso – ricorda Franco Colautti, segretario generale del sindacato – costituisce un potenziale sistema

policentrico di ambiti locali, che attraverso il potenziamento della collaborazione possono fare “massa critica”, sul piano della valorizzazione ambientale, sociale ed economica dell’intero comprensorio. Questo, anche nella prospettiva di superare il sempre più ampio squilibrio tra le prospettive di sviluppo esistenti tra l’ambito montano della regione e le aree urbane e di pianura, a vantaggio della coesione e della competitività dell’intero spazio regionale”.

 

Il fatto che la Regione abbiamo ripreso in mano questo concetto – prosegue Colautti – riconosce indirettamente che ci avevamo visto giusto; l’auspicio ora è che al modello seguano organi di governo locale il più funzionali e rappresentativi possibili, con competenze chiare e ruoli determinati assegnati ad ognuno, al fine di evitare i doppioni e le sovrapposizioni con cui in questi anni abbiamo avuto a che fare.

 

Fondamentale è poi – continua Colautti – il legame che deve intercorrere tra questa riforma e quella del Sistema Sanitario Regionale per realizzare una piena sinergia e sintonia tra i due sistemi di governo del territorio, soprattutto per quanto riguarda il sociale rispetto al quale tutti e quattro gli Ambiti Socio Assistenziali dell’Alto Friuli hanno dato prova di saper bene lavorare in squadra nell’interesse delle comunità di riferimento”.

 

Come sindacato segnaliamo infine – conclude il Segretario – che in questo processo è necessario non trascurare il giusto equilibrio tra la tutela degli interessi diffusi e quella degli oltre 1.100 dipendenti del Comparto Unico che operano nei Comuni e nelle Comunità Montane e Collinare del Comprensorio, in quanto siamo convinti che, coinvolti, motivati e formati, possano essere uno degli attori del cambiamento. Dipendenti che, accettando la sfida del cambiamento, chiedono, e ci chiedono, obiettivi e prospettive, mettendo a disposizione la loro professionalità e senso di appartenenza”.