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Coniugare flessibilità e tutele – Verso lo Statuto dei Lavori

Gemona del Friuli, 25 maggio 2010

In questi giorni si sono susseguite diverse cerimonie e diversi interventi sulla ricorrenza del quarantennale dello Statuto dei Lavoratori.
Intervenire nuovamente per rappresentarne il valore assoluto che ha per i lavoratori e confermare l’attualità delle necessità di tutela in esso contenute potrebbe, a questo punto, sembrare superfluo.

Così però non è.

La Cisl, con un documento confederale del 5 maggio scorso, ha lanciato una sua forte traccia di discussione rispetto alla necessità di individuare e costruire insieme una via che coniughi flessibilità e tutele.
Un ragionamento in direzione dello Statuto dei Lavori.

Un percorso questo avviato nel 1998 dall’allora ministro Treu con la stesura da parte del Prof. Biagi della prima bozza preliminare.
Idea successivamente ripresa nel 2001 con il Libro Bianco sul mercato del lavoro in Italia.
Nella successiva intesa, sottoscritta tra Governo e Parti Sociali, ad eccezione della Cgil, nel luglio 2002, venne confermato l’obbiettivo di uno Statuto dei Lavori quale testo unico sulla legislazione del lavoro e costituita nel 2004 un’apposita Commissione, che terminerà però i lavori senza esito dopo poche sedute.
Nello stesso periodo venne proposto dai senatori Amato e Treu il progetto “Carta dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori” con l’obiettivo di “recuperare le forme di flessibilità introdotta in questi anni ad un quadro generale di principi e diritti che corrisponda al nuovo mondo del lavoro”.

Tre sono le aree che vengono individuate dalla Cisl quali principali criticità sociali: le tipologie flessibili nell’ambito del lavoro dipendente; l’area intermedia tra lavoro dipendente e lavoro autonomo (le cosiddette partite Iva) ed una forte crescita di piccole e piccolissime aziende.
Queste tre aree di criticità diventano ulteriormente problematiche quando si incrociano con le debolezze storiche del nostro mercato del lavoro: la bassa occupazione femminile, le difficoltà di accesso al lavoro dei giovani e, con la crisi, anche degli over 55, e la realtà sempre più degradata del mezzogiorno.

Va detto che non si tratta di definire nuovi diritti, già ampiamente contenuti nella Costituzione e nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea.
Neppure si tratta di un’azione sostitutiva dello Statuto dei Lavoratori.
In un’azione “integrativa”, secondo la Cisl, occorre definire più adeguate ed attuali forme di tutela per TUTTE LE FORME DI LAVORO, in particolare per quelle flessibili ed atipiche e per quelle che si collocano ai confini del lavoro dipendente, apparentemente autonome ma caratterizzate da condizioni di effettiva subordinazione socio-economica.
Occorre poi, rispetto al lavoro dipendente, declinare diversamente le tutele già previste o introdurne di nuove che meglio si conformino ad un mercato del lavoro ed a un quadro sociale ed economico in evoluzione.

La Cisl individua alcune aree di intervento prioritarie quali:

  • le tutele sociali fondamentali: libertà e dignità del lavoratore, difesa dalle discriminazioni, le pari opportunità, la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro;
  • l’omogeneizzazione delle contribuzioni previdenziali per tutte le tipologie lavorative;
  • un nuovo sistema di ammortizzatori sociali che coniughi politiche attive e politiche attive del lavoro;
  • l’ampliamento delle tutele per i lavoratori parasubordinati;
  • la tutela della occupabilità;
  • una nuova attenzione alle politiche di conciliazione vita / lavoro;
  • l’estensione della contrattazione collettiva laddove oggi non prevista;
  • la stabilizzazione delle relazioni sindacali.

In questi ultimi tempi il dibattito ha ripreso positivo vigore, prima con la pubblicazione del Libro Bianco su Occupazione e modello sociale, poi con la presentazione da parte dell’opposizione di proposte di legge sul tema.

Secondo la Cisl, se rispetto ai contenuti delle tutele da estendere c’è sostanziale convergenza, tre sono le questioni più significative sulle quali si articolerà il confronto:

  • l’opportunità che lo Statuto dei Lavori posa diventare un Testo Unico sul Lavoro;
  • se lo Statuto dei Lavori possa coincidere con il cosiddetto Contratto Unico;
  • il rapporto tra lo Statuto dei Lavori ed il ruolo della contrattazione collettiva e, in particolare, della bilateralità.

Accanto a questa sfida, la Cisl ha parallelamente e coerentemente avviato due forti percorsi:

  • uno con delle proposte di riordino del sistema degli ammortizzatori sociali dopo l’emergenza;
  • uno sulla concertazione locale e sulla contrattazione decentrata, teso a ridare vigore alla discussione sullo sviluppo socio-economico, sulla crescita della produttività e sul recupero dei salari rispetto ai profitti, in un’ottica di forte corresponsabilità e coesione sociale.

Argomento quest’ultimo all’ordine del giorno del Consiglio generale della Cisl Alto Friuli convocato per il prossimo 28 maggio.

Il Segretario Generale
Franco Colautti